Weekly AI è la nostra rassegna settimanale sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.
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Un nuovo protagonista fa capolino nel panorama AI. Si tratta della startup di Mira Murati, Thinking Machines Lab, lanciata ufficialmente dopo gli annunci degli scorsi mesi. Murati era uscita da OpenAI a settembre 2024; il suo nuovo progetto mira a rendere la tecnologia AI più accessibile e trasparente e ha il chiaro obbiettivo di competere direttamente con la sua ex azienda. Somiglia addirittura ad una ‘OpenAI parte due’, considerato che la stragrande maggioranza dei membri del team che la compongono sono ex fedelissimi di Altman, così come era la stessa Murati. Spicca la presenza di John Schulman, uscito da OpenAI lo scorso agosto e già passato attraverso un’esperienza in Anthropic, che evidentemente non deve averlo convinto.
La stessa Anthropic in realtà vive un momento propositivo. Il suo Anthropic Economic Index rileva che il 36% delle professioni usa l’AI in un quarto delle attività e per cavalcare il trend l’azienda si prepara a lanciare un nuovo modello di intelligenza artificiale che integra le funzionalità tipiche dei modelli di linguaggio con avanzate capacità di ‘ragionamento’. Il tutto, sempre, mirando alla competizione con OpenAI in vista del suo nuovo GPT-5.
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Tutti contro Altman insomma, che si prepara al confronto ristrutturando la politica interna.
Prima annuncia un cambiamento significativo nelle policy di ChatGPT, allentando alcune restrizioni sui contenuti per favorire una maggiore libertà intellettuale e promuovere discussioni più diversificate anche su argomenti controversi. Insomma OpenAI sarà un po’ più libera ma anche un po’ più fuori controllo. Secondo alcuni, la decisione è una risposta alle nuove impostazioni trumpiane: OpenAI si starebbe accodando alla visione anti-censoria sostenuta da Musk. Un gesto distensivo per abbassare i toni dopo ‘l’offerta ostile’ da 97,4 miliardi di dollari presentata da Musk per comprarsi OpenAI?
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L’azienda nega, anche perché nel frattempo Altman progetta un sistema di difesa da minacce finanziarie simili a quelle avanzate da Musk. Il CdA dell’azienda non ha preso sul serio l’offerta, ma se l’avesse fatto OpenAI avrebbe realmente potuto rischiare di vedersi comprare dal CEO di Tesla.
Al che OpenAI considera di introdurre diritti di voto speciali per il suo consiglio di amministrazione senza scopo di lucro, con l’obbiettivo di mantenere il controllo della governance aziendale. Se implementati, i diritti di voto speciali permetterebbero al consiglio di amministrazione senza scopo di lucro di avere l’ultima parola nelle decisioni aziendali, limitando l’influenza degli investitori principali, tra cui Microsoft e SoftBank.

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Mentre Musk osserva con malcelata soddisfazione le mosse di OpenAI per difendersi da lui, si lancia nel roboante annuncio del nuovo modello ‘più intelligente al mondo’. Grok 3 viene presentato così, ma viene da pensare che Musk bluffi alla grande, considerato che buona parte dei dati dell’addestramento della sua AI provengono direttamente da X e che Grok fino ad ora non è nota tanto per le grandi performance quanto per la mancanza di filtri. Elemento che effettivamente, secondo Musk, è in tutto e per tutto sinonimo di intelligenza.
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Altri protagonisti si muovono con discrezione e cercano di differenziare le proposte. Anche Perplexity ragiona sui filtri e si diletta nella realizzazione ‘post-addestrata’ del modello DeepSeek R1 in modo da rimuovere a posteriori la censura che caratterizza il modello cinese. Di fatto presenta al mondo una versione ‘americanizzata’ di DeepSeek.
Microsoft continua nel suo progetto di supporto allo sviluppo della rete AI mondiale e investe allo scopo 2,8 miliardi in Polonia, poi si dedica al lancio di un’AI molto interessante, Muse, un modello in grado di generare immagini e scenari per videogiochi, addestrato con l’equivalente di oltre sette anni di gameplay registrato. Può sembrare secondario ma l’evoluzione del mondo dei videogiochi è estremamente importante per l’evoluzione delle intelligenze artificiali nella comprensione dello spazio.
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Meta coglie proprio questa esigenza mentre guarda all’elemento corporeo dell’AI creando un nuovo team all’interno della divisione hardware Reality Labs per guidare la progettazione di nuovi robot AI. L’azienda ha già avviato trattative con importanti aziende del settore, tra cui Unitree Robotics e Figure AI.
E proseguono segni di vita anche dall’Italia, con ASC27 che rende il modello Vitruvian-1-M è disponibile per tutti in public beta in via sperimentale.
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Guardando il panorama da una prospettiva più larga, il ruolo dell’AI negli equilibri sociali alimenta un dibattito sempre più serrato. A Taiwan l’AI viene usata dalle istituzioni su larga scala per combattere le fake news cinesi e per aumentare la partecipazione pubblica dei cittadini.
In Europa, non solo resta netto lo schiacciante divario con gli USA per via dell’iper regolazione targata UE, ma proprio quell’iper regolazione non è nemmeno ritenuta da molti sufficiente per proteggere i diritti dall’ondata AI.
Una lettera firmata da 15 organizzazioni culturali e inviata alla Commissione Europea accusa l’AI Act di non tutelare il copyright di creatori, artisti e intellettuali. Secondo i firmatari, la legislazione favorirebbe gli interessi delle big tech a scapito di quelli dei creativi.
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Il simbolo di questa diatriba è da diversi mesi il New York Times, noto per la sua querela contro OpenAI per l’uso non autorizzato dei contenuti della testata. Da qualche tempo però la posizione del NYT è in via di evoluzione e negli scorsi mesi il giornale si era già avvicinato all’uso editoriale dell’AI. L’ultimo sviluppo riguarda l’invito della testata ai suoi redattori ad utilizzare un nuovo strumento AI interno, chiamato Echo, per riassumere articoli, briefing e creare titoli.
Perché per tutte le barriere che si ergono, molte altre cadono.
“DeepSeek deve scegliere se fermarsi o se rispondere delle conseguenze”, la nostra intervista a Guido Scorza 👇

Recentemente, l’Autorità Garante per la protezione dei dati personali ha disposto la limitazione del trattamento dei dati personali degli utenti per DeepSeek, società cinese al centro del dibattito AI per via del lancio del suo modello R1, molto performante nonostante sia stato realizzato con un budget ‘minimo’. Una combinazione che ha avuto forti conseguenze sul mercato (e in particolare sul colosso dei chip NVIDIA, crollato in borsa).
Per parlare di privacy, regolamentazione e sviluppo tecnologico, abbiamo invitato a AI Talks, il nostro format di interviste alla scoperta dell’intelligenza artificiale, Guido Scorza, componente del Collegio del Garante Privacy, che ci ha aiutato a comprendere le problematiche legate ai nostri dati personali in relazione all’uso dei modelli AI.
👉 L’intervista (scritta e in formato video) sul nostro sito
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