Bisogna imparare dagli errori del passato. La Cina imperiale durante la dinastia Ming (1368-1644), nonostante il suo vantaggio tecnologico iniziale (con invenzioni come la bussola, la polvere da sparo e la stampa), adottò politiche eccessivamente regolamentate e difensive, che limitarono l’esplorazione e il commercio marittimo. La famosa decisione di interrompere le spedizioni dell’ammiraglio Zheng He segnò un punto di svolta: mentre la Cina si chiudeva in sé stessa, le potenze europee iniziarono la loro espansione marittima e commerciale, guadagnando un vantaggio che sarebbe durato per secoli. Ora le parti si stanno invertendo. Il detto americano “l’America fa, la Cina copia e l’Europa regolamenta” descrive bene la situazione attuale.
La regolamentazione europea e la (mancata) competizione con USA e Cina
Negli ultimi anni, l’Europa ha adottato una serie di regolamentazioni che, pur avendo obiettivi legittimi, stanno ostacolando la sua capacità di competere con Stati Uniti e Cina. Questo punto è stato sottolineato da Mario Draghi nel suo Rapporto sulla competitività europea del settembre 2024 e ribadito sul Financial Times. La combinazione tra rigorismo fiscale e una sovraregolamentazione normativa ha privato l’Ue di una strategia autonoma di crescita, rendendola fortemente dipendente dalle esportazioni e meno competitiva in ambito tecnologico.
Un esempio evidente è il settore dell’intelligenza artificiale. Negli Stati Uniti, l’AI è considerata una tecnologia strategica, sostenuta da investimenti mirati e regolamentazioni che favoriscono la crescita. Al contrario, l’Europa ha adottato una serie di normative, tra cui il GDPR e il nuovo AI Act, che impongono rigidi vincoli regolatori. Questi ostacoli hanno portato aziende come Meta a rinviare il lancio del proprio assistente AI in Europa per evitare complicazioni burocratiche.
L’attenzione alla protezione dei dati è importante, ma ha portato a una proliferazione normativa eccessiva, con oltre 100 regolamenti digitali che hanno frammentato il mercato europeo e generato incertezza tra le aziende e gli investitori.
Il divario sempre più ampio tra Ue e Usa
Secondo il Rapporto Draghi, il divario tra Europa e Stati Uniti nell’innovazione tecnologica si è ampliato negli ultimi anni. Il 70% dei modelli avanzati di intelligenza artificiale è stato sviluppato negli Stati Uniti. Nel cloud computing, tre giganti americani (Amazon, Microsoft e Google) controllano il 65% del mercato globale, mentre il principale operatore europeo detiene solo il 2%. Anche nel calcolo quantistico, le aziende leader sono tutte americane o cinesi.
Mentre l’Europa si concentra sui rischi, gli Stati Uniti puntano sulle opportunità, integrando l’AI nelle proprie strategie di difesa. Questo approccio è stato coerente nel tempo: nonostante il cambio di amministrazione, sia Trump che Biden hanno sostenuto l’innovazione tecnologica con politiche mirate e ordini esecutivi. Negli Stati Uniti, il governo federale può agire rapidamente tramite ordini esecutivi, mentre in Europa la governance frammentata tra Commissione, Parlamento e Stati membri rallenta l’adozione di nuove misure. Questo sistema lascia il Vecchio Continente sempre più indietro rispetto ai suoi concorrenti globali.
In questa competizione bisogna saper bilanciare i rischi e le opportunità, ma una cosa è certa: se gli altri corrono una gara dei cento metri piani mentre noi una corsa ad ostacoli, i primi vinceranno e definiranno il futuro, un futuro dove le nostre regole non avranno alcun valore.