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L’onda AI di Microsoft in Italia, la resistenza degli artisti e l’ombra delle psico-fragilità | Weekly AI #129

L’onda AI di Microsoft in Italia, la resistenza degli artisti e l’ombra delle psico-fragilità | Weekly AI #129

Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati al mondo dell’intelligenza artificiale.

Questa settimana le aziende italiane sono investite da un’ondata di positività AI, portata nello stivale da Satya Nadella in persona. Il CEO di Microsoft giunge a Roma per il Microsoft AI Tour e rafforza la collaborazione della company con alcune importanti aziende italiane, tra cui Campari, Ferrero, Brembo, iGenius e enti come Roma Capitale o l’Università Vita-Salute San Raffaele. Per ognuna di queste realtà l’azienda ha sviluppato soluzioni AI ad hoc disparate. Si va dallo snellimento dei processi aziendali di Campari fino al bel progetto di marketing di Ferrero per la generazione di favole per bambini, passando dalla guida di Roma per il Giubileo, Julia.

Microsoft, che come è noto investirà più di 4 miliardi nell’implementazione dell’AI in Italia, ribadisce di considerare il nostro Paese una nazione chiave nello sviluppo del panorama generativo europeo. Una posizione confermata anche dallo studio di Implement Consulting Group commissionato da Google, secondo cui l’AI generativa potrebbe incrementare il PIL annuale dell’Italia di 150-170 miliardi di euro, l’8% del totale.

Forte dell’adozione privilegiata della tecnologia di OpenAI, Microsoft intende rendere la Cloud Region italiana una delle più grandi in Europa, Mediterraneo e Nord Africa. La strategia di Microsoft a supporto nell’implementazione mondiale dell’AI, dunque, prosegue. Parallelamente alla visita di Nadella, non a caso anche OpenAI piazza un’altra bandierina italiana stringendo un accordo con l’Università di Pisa per l’utilizzo della ‘versione Edu‘ di ChatGPT.

Mentre il duo più monopolista nel mercato AI attuale si sofferma sull’Italia, i competitor non stanno certo con le mani in mano.

Google lancia anch’essa una piccola innovazione sul bel paese, aprendo la sua modalità vocale ufficialmente alla nostra lingua (seppur l’equivalente della stessa funzione di ChatGPT rimanga insuperabile).

Anthropic annuncia varie innovazioni, tra le quali la più impressionante è la funzionalità ‘Computer Use’ di Claude. In pratica è una funzione che permette al modello di “usare” i computer su richiesta degli utenti. Claude vedrà lo schermo e potrà interagire con i file e le applicazioni. Sarà come avere un assistente che usa il pc su richiesta. Se le big tech mirano all’integrazione dell’AI con la tecnologia quotidiana, Anthropic ha di sicuro la proposta più efficace vista fino ad ora.

Ci sono poi competitor ancora solo ipotetici. Secondo testimoni anonimi Mira Murati, fresca di abbandono di OpenAI, si butta alla ricerca di investitori per creare la propria nuova azienda AI, sulla scia di Ilya Sutskever, dei fratelli Amodei o di altri ex fedelissimi di Sam Altman. Murati mirerebbe a raccogliere l’ambiziosa cifra di 100 milioni di dollari.

Le nuove generazioni di aziende AI godranno del vantaggio di conoscere già l’avversione dell’opinione pubblica per l’utilizzo massivo di dati non autorizzati per la creazione di AI. L’ultimo scivolone in tal senso è quello di Perplexity AI, denunciata da News Corp per l’utilizzo di articoli e contenuti nell’addestramento. Murati, Sutskever e gli altri potranno (si spera) impostare fin dal principio progetti che non sfidino continuamente la legalità. Uno status che per le principali AI oggi sul mercato, cristallizzate sulla soglia dell’illegale, sembra impossibile da ottenere.

È indicativo in tal senso anche l’appello firmato da più di 6.500 artisti tra cui musicisti, attori e scrittori. La dichiarazione si scaglia contro l’uso non autorizzato di opere creative per l’addestramento dell’intelligenza artificiale generativa, che rappresenta comprensibilmente “una grave e ingiusta minaccia per i mezzi di sostentamento delle persone che stanno dietro a tali opere”. Tra i nomi illustri figurano Julianne Moore, Kevin Bacon, Björn Ulvaeus degli ABBA e i Radiohead.

Runway non poteva scegliere momento più controverso per presentare il suo nuovo notevole tool, Act-One. Si tratta di un modello che permette agli utenti di animare volti e movenze di personaggi digitali filmando sé stessi e adattando movimenti ed espressioni sui personaggi: è come avere a disposizione un intero comparto privato della Pixar. La diffusione su larga scala di una tecnologia di così facile utilizzo darà notti insonni a tutti gli operatori del mondo audio-visivo.

Proprio attorno alla democratizzazione dell’AI verte un interessante studio pubblicato dalla rivista Nature sulle capacità cognitive umane in relazione all’AI. La ricerca conia un’espressione apposita per definire il nuovo sistema di pensiero-interazione tra umani e AI: Sistema 0. Lo studio analizza il concetto di esternalizzazione delle informazioni, prefigurando come l’intelligenza artificiale possa potenziare la capacità umana ‘alleviandola’ dalla necessità di manovrare i dati, concentrandosi sul loro utilizzo finale. Certo, lo studio riconosce che è necessario porre attenzione ai rischi di inquinamento nella percezione della realtà.

Una triste storia proveniente dagli Stati Uniti pare un angosciante monito di questo rischio. Un ragazzo di appena 14 anni, dopo essere rimasto risucchiato in una relazione insana e distopica con un chatbot creato con Character.ai, si è tolto la vita. La madre ha denunciato l’azienda, una delle più controverse di tutti gli Stati Uniti, famosa per il realismo dei suoi personaggi digitali e per bassissimi limiti di età di iscrizione degli utenti. Un tema, quello dell’esposizione di persone con fragilità psicologiche all’AI, che non è ancora realmente entrato nel dibattito pubblico. Ma che modificherà, ulteriormente, gli scenari.



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