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Due blackout in pochi giorni (uno di Amazon Web Services a livello globale e uno di Fastweb in Italia), accomunati da errori di DSL, sollevano incertezze sulla tenuta tecnica e su quella umana delle strutture aziendali in questa fase di passaggio dal cloud tradizionale al cloud AI.
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Proprio mentre mostra al mondo le sue fragilità, Amazon lavora a un piano per tagliare mezzo milione di persone per sostituirle con l’automazione entro il 2033. E le perplessità si intersecano direttamente con il tema della fame energetica dei data center. Mentre in Italia si punta a Milano come capitale delle strutture, il Belgio valuta di imporre limiti di consumo energetico dei data center e negli Stati Uniti la richiesta di energia per l’AI è così elevata da rilanciare l’uso di una tecnica di estrazione di idrocarburi vietata in Europa.
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Il mercato punta sulla trasformazione del web da “archivio consultabile” ad “archivio dialogante”. Lo testimonia il testa a testa tra Google e OpenAI per il miglior browser AI. Dopo AI Mode di Google, arriva Atlas di OpenAI, un gradino in più verso la nuova era del rapporto degli utenti con le informazioni online.
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Un tema che solleva svariate implicazioni. Wikipedia si fa simbolo di uno stravolgimento strutturale che sta già affliggendo il web: gli utenti visitano sempre meno i siti web, affidando all’intelligenza artificiale il compito di raccogliere e sintetizzare le informazioni.
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Eppure, una recente ricerca avverte che quasi la metà delle notizie generate o filtrate dall’AI contiene imprecisioni o errori. Non sorprende quindi che un’autorità olandese inviti gli elettori a non usare i chatbot per informarsi sulle elezioni, mentre nuovi dati segnalano un calo della fiducia degli scienziati nei confronti dell’intelligenza artificiale. Il culmine in questo senso arriva con una nuova lettera aperta per chiedere uno stop allo sviluppo della super intelligenza, firmata da oltre cento figure pubbliche.
Non mancano tuttavia esempi affascinanti di un uso virtuoso dell’AI. Come il caso di una donna californiana che ha scelto di difendersi in tribunale utilizzando solo l’intelligenza artificiale — e ha vinto la causa.
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Nonostante le controversie, in Silicon Valley non si scoraggiano. Questa settimana, in primo piano c’è Anthropic, che tratta con Google per un accordo su cloud e chip, mentre rivela che il 90% del suo codice è scritto da AI (con incremento della produttività degli ingegneri). Si dibatte anche attorno a un progetto interno risalente a qualche settimana fa sullo sviluppo di un filtro per impedire agli utenti lo sviluppo di un’arma nucleare.
Proprio l’enfasi di Anthropic sulla sicurezza pone il suo CEO, Dario Amodei, al centro di polemiche legate alla cosiddetta woke culture. Per placare gli animi Amodei risponde in un insolito avvicinamento a Donald Trump, lodando il Piano d’azione per l’AI del suo governo. Tempismo infelice, visto il putiferio causato dal discutibile uso di AI da parte di Trump per realizzare un video di attacco ai manifestanti del movimento No Kings.
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Anche OpenAI continua a tessere una rete che intreccia mercato e politica e firma con il Regno Unito un accordo per garantire al Paese l’archiviazione interna dei dati degli utenti di ChatGPT. Come dimostra anche un nuovo report si fa sempre più elevata l’influenza della corsa globale all’intelligenza artificiale sulla geopolitica.
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Sembra tirare una brutta aria dalle parti di Meta, che taglia 600 posizioni dalla sua unità di intelligenza artificiale, mentre insegue Altman nell’ampliamento dei controlli parentali dei suoi modelli. Pur mantenendo un profilo defilato, festeggia invece Apple, le cui azioni raggiungono il massimo storico grazie alla domanda di iPhone 17. E Reddit torna a colpire a suon di cause: dopo quella ad Anthropic, anche Perplexity viene accusata di furto delle conversazioni del social per addestrare l’AI (non tanto per tutela degli utenti ma più per proteggere i dati dell’AI interna di Reddit stessa).
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Procedono movimenti anche dal mondo della creazione di contenuti per l’intrattenimento. Netflix accelera sull’inclusione di AI nelle produzioni e Suno, l’app che genera musica e canzoni, si avvia verso una valutazione di 2 miliardi di dollari grazie a un maxi finanziamento.
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E continuano i dibattiti attorno alle implicazioni psicologiche dell’AI. Negli USA le discusse “psicosi da AI” portano sempre più persone a rivolgersi alla FTC.
In Australia invece, il governo che già ha imposto una stretta sui social agli under 16, continua nella sua linea dura chiedendo a quattro aziende di intelligenza artificiale chiarimenti sulle misure di tutela dei minori. Una posizione rigorosa di cui il resto del mondo farebbe bene a seguire gli sviluppi.
