Lo studio di JPMorgan Chase
“L’intelligenza artificiale è la cosa più geopoliticamente rilevante dall’alba dell’era nucleare di 80 anni fa”. Parola di Derek Chollet, direttore del Center for Geopolitics di JPMorgan Chase e autore dello studio “The Geopolitics of AI: Decoding the New Global Operating System”, uno studio in cui si cerca di stabilire in che misura l’intelligenza artificiale stia cambiando gli equilibri geopolitici mondiali.
Ciò che emerge dal rapporto è che l’AI è un grosso motore di cambiamento geopolitico. Guerre, alleanze internazionali, ricerca e accesso alle risorse sono i principali ambiti in cui si stanno verificando cambiamenti epocali.
Le strategie divergenti di Stati Uniti e Cina
Il primo terreno di scontro geopolitico sull’AI è quello della leadership. Stati Uniti e Cina sono le due potenze che si stanno sfidando senza mezzi termini proponendo due modelli di governance diversi e alternativi creando una frattura significativa nell’architettura globale.
Se da un lato gli Usa puntano più su un’innovazione privata sorretta dallo stato, infrastrutture avanzate e integrazione con la difesa, Pechino investe maggiormente su una strategia statale di autosufficienza tecnologica, con investimenti in ricerca e sviluppo e politiche industriali mirate. Oltre a questo, la Cina ha più volte cercato di richiamare i leader globali ad una governance multilaterale della tecnologia, mentre Washington punta più su un modello basato su contenimento del rivale e alleanze strategiche.
Frammentazione tecnologica globale
Il rapporto mette in luce come l’ecosistema tecnologico globale stia subendo le ripercussioni della corsa all’AI diventando sempre più frammentato e polarizzato.
Sempre più stati stanno cercando di affermare il proprio controllo sovrano e nazionale delle tecnologia AI, creando un ambiente ostico per le aziende che devono districarsi fra diverse giurisdizioni e standard locali e aumentando la complessità delle alleanze internazionali.
Energia e minerali critici risorse determinanti
Risorse energetiche, minerali critici e componenti per semiconduttori sono e saranno sempre più elementi ricercati dalle potenze mondiali per sviluppare la tecnologia e puntare alla leadership indiscussa del settore. Gli stati che hanno un accesso facilitato a queste risorse sono quelli nelle condizioni di competere al meglio nel panorama tecnologico mondiale.
A fare le spese di questa corsa alle risorse sono principalmente due elementi. Da un lato ci sono l’ambiente e le politiche di contrasto alla crisi climatica, sempre più messi in secondo piano in favore della disponibilità energetica. Dall’altro c’è la stabilità geopolitica regionale e globale. Se aumenta la fame di risorse aumentano anche le guerre per accaparrarsi queste risorse e si producono ulteriori elementi di instabilità.
L’AI applicata alla difesa
L’AI sta diventando un elemento fondamentale delle industrie militari di tutto il mondo trasformando le capacità tecniche di difesa e attacco degli eserciti. Lo sviluppo dell’AI è parallelo a quello di tecnologie militari utili a ribadire il dominio e la supremazia di potenza, un binomio che può dare vita ad un pericoloso circolo vizioso basato su risorse, componenti militari e conflitti che vede protagonisti in primo luogo Stati Uniti e Cina.
Droni autonomi e sistemi di decisione rapida basati su AI stanno inoltre rivoluzionando il concetto di guerra e il modo di condurre una guerra. I conflitti in corso attualmente ne sono una dimostrazione. Gli eserciti di tutti i paesi sono quindi incentivati ad integrare rapidamente l’AI per acquisire vantaggi decisivi sul campo di battaglia e non rimanere indietro in questa corsa.
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