L’imperialismo digitale di Israele e altre storie generative | Weekly AI

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L’imperialismo digitale di Israele e altre storie generative | Weekly AI

AI news - 8

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La notizia centrale della settimana è indubbiamente l’iniziativa israeliana per influenzare i risultati delle AI mondiali (in particolare ChatGPT). Il governo Netanyahu paga una società americana (con un contratto da 6 milioni di dollari) per rendere le AI “pro-Israele”. Il progetto è parte un movimento di “imperialismo digitale” israeliano che perdura da almeno un anno.

E certifica l’inizio di una nuova era del web, quella della cosiddetta GEO (il posizionamento delle fonti online nelle AI, l’evoluzione della vecchia SEO). Sono già in atto i primi processi geopolitici di massa destinati a governare questa nuova disciplina.

Nel girotondo commerciale spicca Mira Murati, che presenta il primo prodotto ufficiale della sua Thinking Machines Lab. Si tratta di Tinker, l’API che insegna nuovi comportamenti ai modelli (in termini tecnici, semplifica il fine-tuning).

Sam Altman raccoglie il guanto di sfida dell’ex socia in quello che assume i contorti del braccio di ferro personale. OpenAI fissa infatti un nuovo standard presentando un altro prodotto di semplificazione di nome AgentKit. È qualcosa di davvero innovativo, un’applicazione per creare (quasi) in autonomia agenti AI, nuova faccia della tanto inseguita democratizzazione dell’AI.

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Altman si avvia deciso verso la creazione di un nuovo polo con la sua azienda al centro. Lo testimonia il nuovo sgambetto a NvidiaOpenAI firma un accordo miliardario con AMD per la creazione di chip. Il tutto avviene a breve distanza da un maxi investimento in OpenAI della stessa Nvidia.

L’accordo tra OpenAI e AMD ha un forte valore psicologico sui mercati: negli ultimi mesi OpenAI ha modificato le sue relazioni con Microsoft prima e con Nvidia poi, in quello che sembra un tentativo di mettere in discussione gli estremi del potere tecnologico che hanno caratterizzato gli ultimi tre anni. Altman punta insomma a riaffermare la propria autonomia per plasmare le dinamiche del mercato.

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Intanto, a una settimana dal lancio, la nuova app di Sora 2 vola nei download e supera addirittura i risultati fatti da ChatGPT (al lancio del 2022). Il modello è alla base di un vero e proprio social sulla falsariga di TikTok, la cui impostazione è socialmente insidiosa. Video ad altissima qualità completamente falsi, realizzati per un ecosistema che ne amplifica la circolazione (l’analisi del fenomeno a cura di Raffaele Gaito è sul nostro sito).

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A proposito di allarmi sociali, alcune banche presentano analisi critiche.

Goldman Sachs sottolinea un elemento già presentato in passato da Elon Musk, il timore secondo cui i dati di addestramento dell’AI si sarebbero già esauriti. La Banca di Inghilterra arricchisce il quadro con un nuovo allarme sull’instabilità dei mercati finanziari: secondo i calcoli, la bolla dell’AI è potenzialmente 17 volte più grande di quella delle dot-com. Con un tempismo da manuale le borse delle big tech subiscono una piccola flessione in massa nella serata di giovedì.

Un’analisi di Citigroup accompagna la previsione: la spesa in AI potrebbe superare i 2,8 trilioni di dollari entro il 2029, proprio il tipo di aspettative che spaventa i catastrofisti.

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Si contano, inoltre, altri segnali di criticità dell’AI in ambito economico e sociale.

Secondo un rapporto, la Gen Z si prepara ad affrontare un’apocalisse lavorativa, poiché le aziende globali preferiscono investire sull’AI piuttosto che sulle nuove assunzioni. Tuttavia, se l’adozione tecnologica conduce a risultati simili a quelli del recente caso Deloitte, un po’ di prudenza non guasta. L’azienda realizza per il governo australiano un rapporto disastroso pieno di errori fatti dall’AI, tanto che rimborserà parte della cifra pattuita per il progetto.

E non si temono solo gli errori, ma anche le nuove derive orwelliane. Negli USA un ragazzo di 13 anni viene arrestato per aver chiesto a ChatGPT, per scherzo, come uccidere un compagno di classe. A intercettare il suo prompt è stata un’altra AI di controllo.

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E l’Europa? Dopo lo slancio di qualche settimana fa, la sensazione è nuovamente quella di un momento di quiete. Il problema forse risiede proprio nelle fondamentauno studio franco-tedesco segnala che le PMI europee punterebbero troppo sull’AI e troppo poco sugli strumenti digitali di base.

La Svizzera prova a fare da traino ma Apertus, il primo modello “open” del Paese lanciato a settembre, attira già numerose critiche per le performance.

Movimenti interessanti in Italia. Entra ufficialmente in vigore la legge italiana sull’AIcresce il mercato dei data center e una piattaforma tutta italiana prova a competere con i colossi sugli agenti.

Google intanto lancia anche nel nostro Paese l’attesa funzione AI Mode, il “search-chatbot“ alimentato da Gemini che intende rivoluzionare del tutto le ricerche online (in modo diverso e molto più pervasivo di come già fatto da AI Overview).

Un piccolo mistero accompagna però l’annuncio: quasi nessuno riesce ad accedere all’app. La stragrande maggioranza dei tentativi di accesso si conclude con una comunicazione di indisponibilità che contraddice l’annuncio ufficiale di Google firmato dalla Country Manager Melissa Ferretti Peretti. Non resta che attendere.


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