Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati al mondo dell’intelligenza artificiale.
Settembre continua a trainare il settore dell’intelligenza artificiale attraverso la smania all’innovazione delle aziende, che preparano il terreno per chiudere l’anno con verve. Se la scorsa settimana era stato il turno di Apple e OpenAI, questa tocca a Microsoft, Salesforce e ad Alibaba.
Il gruppo di Nadella inizia alleandosi con il colosso finanziario BlackRock per un ambizioso fondo d’investimento da oltre 30 miliardi di dollari, mirato alla costruzione di data center e progetti energetici per supportare l’evoluzione dell’AI.
Parallelamente Microsoft lancia grandi novità per Copilot con il nuovo sistema di progettazione che integra elementi web, strumenti di lavoro e documenti. E annunciando due mesi di aggiornamenti per rendere sempre più fluidi i programmi di AI per il lavoro. Dal momento che la tecnologia alla base di Copilot è in larga parte fornita da OpenAI, si può definire il secondo successo mensile di Altman. Anzi il terzo, considerato che anche Apple si appoggia su GPT. Sam Altman ha di che essere soddisfatto, peccato solo per la vacillante reputazione di OpenAI in termini di credibilità etica. Ma intelligentemente il padre di ChatGPT accenna a un restyling proprio su questo tema, uscendo dal consiglio di sicurezza AI della propria azienda, che sarà affidato a un gruppo di amministrazione indipendente.
In un modo o nell’altro, OpenAI continua a dominare la scena AI americana. Una risposta arriva dalla cinese Alibaba, che annuncia il rilascio dei suoi nuovi modelli. Il colosso di Hangzhou non ha intenzione di darsi limiti: sono ben 100 gli strumenti presentati, tra cui un nuovo text-to-video che si preannuncia incredibile. Il tutto assume i contorni della sfida geopolitica USA-Cina. Pechino intanto pur dando il benestare alle sue aziende tech di punta, annuncia che riempirà di etichette di riconoscimento qualsiasi materiale creato con AI con conseguenze legali non solo sulle aziende ma anche sui singoli utilizzatori.
Su questo tema in Occidente le opinioni sono più sfumate. Secondo alcuni un simile livello di intransigenza potrebbe frenare quello che Altman ha definito “Il più grande boom economico della storia”. A tal proposito arriva una nuova lettera aperta all’UE firmata da aziende del peso di EssilorLuxottica, Prada, Pirelli, Exor Group, Meta, Spotify in cui si chiede più morbidezza nell’uso dei dati per gli addestramenti AI, nel timore che il continente resti escluso dai “grandi benefici di una tecnologia aperta in grado di accelerare la crescita economica e la ricerca”. Ironico che nel frattempo emerga come il social network professionale LinkedIn, di proprietà di Microsoft, userà i dati degli utenti per addestrare modelli AI senza informare preventivamente gli iscritti. Seguono consuete preoccupazioni sulla privacy e il consenso.
Temi già dibattuti, ma che vista l’evoluzione dell’AI sono sempre più importanti, soprattutto a fronte dell’enorme quantità di innovazioni che le aziende sono in procinto di rilasciare.
A San Francisco anche Salesforce certifica il proprio potenziale AI e presenta al suo evento annuale gli Agentforce, chatbot per parlare con i clienti ad altissimo grado di comprensione dei contesti. Un nuovo paradigma di assistenza digitale, che ovviamente avrà un effetto sulla sostituibilità umana.
Nemmeno a farlo apposta Jim Kavanaugh, CEO di World Wide Technology dichiara di ritenere fondamentale che i dirigenti aziendali siano sinceri con i propri dipendenti riguardo alle potenziali ripercussioni dell’AI sui loro ruoli lavorativi.
Anche aziende occidentali che non stanno presentando innovazione in senso stretto si muovono con decisione. Intel per esempio annuncia una partnership pluriennale con Amazon Web Services per lo sviluppo di chip personalizzati per l’intelligenza artificiale. Un accordo da miliardi di dollari che segna una svolta importante per l’azienda di semiconduttori nella sua battaglia per riconquistare terreno nel mercato.
In questo incontro-scontro tra interessi aziendali, innovazioni tecnologiche ed equilibri geopolitici, il governo americano, pur impegnato a osservare un’agguerrita e anomala campagna elettorale, è talmente coinvolto nelle questioni AI da indire un vertice internazionale a novembre per un aggiornamento sulla sicurezza nella necessità di fronteggiare l’impressionante evoluzione dell’AI.
A tal proposito, spicca l’esperimento di nome “L’ultimo esame dell’umanità“, lanciato dall’organizzazione no-profit Center for AI Safety e dalla startup Scale AI. Grazie al contributo di utenti di tutto il mondo, invitati alla collaborazione con tanto di premi in denaro, il team selezionerà un set di domande ‘impossibili’ per indagare quanto in alto sia necessario andare per mettere in difficoltà le principali AI. Lo scopo? Alzare l’asticella dei parametri di valutazione e accelerare le ambizioni del settore. Ancora di più.
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