Nella giornata di lunedì 12 maggio, si è tenuto presso le Nazioni Unite un importante incontro sul tema della regolamentazione degli armamenti autonomi controllati dall’intelligenza artificiale. Si tratta di un settore bellico che è sempre più centrale nei conflitti in corso e che, nonostante il parere degli esperti che invitano ad agire in fretta per regolamentarlo e contenerlo, continua a proliferare e si prevede che crescerà in maniera esponenziale nei prossimi anni anche grazie al trend positivo di rifinanziamento globale delle spese militari.
Nonostante dal 2014 in poi i Paesi che hanno aderito alla Convenzione sulle armi convenzionali (CCW) si siano incontrati regolarmente per provare a discutere di un possibile divieto dei sistemi completamente autonomi che operano senza un controllo umano significativo, ad oggi non ci sono grossi vincoli agli standard di utilizzo di questi sistemi militari e lo sviluppo continuo di nuove tecniche ha di gran lunga superato il tentativo di normarli.
Il Segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha fissato al 2026 la scadenza per gli Stati affinché stabiliscano regole chiare sull’uso di armi basate sull’intelligenza artificiale, ma le organizzazioni per i diritti umani avvertono che manca un consenso tra i governi, soprattutto fra quelli delle grandi potenze militari. Secondo quanto dichiarato da Amnesty International infatti, mentre molti Paesi sostengono un quadro globale vincolante, Stati Uniti, Russia, Cina e India preferiscono linee guida nazionali o leggi internazionali esistenti. Un’eventualità confermata dalle parole di un portavoce del Pentagono che a Reuters ha dichiarato che la normativa vigente non è da considerarsi “insufficiente“.

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I colloqui di New York hanno seguito il sostegno di 164 Stati alla risoluzione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite del 2023, che invita la comunità internazionale ad affrontare con urgenza i rischi posti dalle armi autonome e, anche se non giuridicamente vincolanti, i funzionari diplomatici intendono lavorare affinché si aumenti la pressione sulle potenze militari che si oppongono alla regolamentazione a causa del timore che le norme possano indebolire i relativi vantaggi in campo militare.