A Parigi si è concluso il vertice mondiale sull’intelligenza artificiale, dove 61 paesi hanno sottoscritto una dichiarazione finale che impegna a uno sviluppo dell’AI “aperto”, “inclusivo”, “etico” e “sostenibile”. Tuttavia, né gli Stati Uniti né il Regno Unito hanno apposto la loro firma sul documento.
Regolamentazione e sicurezza
Il rifiuto, motivato da preoccupazioni che una regolamentazione troppo stringente possa frenare l’innovazione, è stato espresso con forza dal Vicepresidente americano JD Vance, che ha avvertito che norme eccessivamente precauzionali potrebbero “uccidere un’industria in pieno sviluppo”.
“Siamo fermamente convinti che l’intelligenza artificiale debba rimanere libera da pregiudizi ideologici e che l’intelligenza artificiale americana non verrà cooptata come strumento di censura autoritaria“. Anche Londra ha dichiarato che firmerà solo iniziative pienamente in linea con i propri interessi nazionali.
Downing Street ha dichiarato che il documento “non riflette la posizione politica del governo su opportunità e sicurezza“, forse in relazione all’orientamento che il governo britannico sembra voler perseguire riguardo all’uso dell’AI per scopi di controllo.
Il Regno Unito si unisce agli USA
Il vertice ha evidenziato così il divario tra la visione globale di un’AI regolamentata e quella, invece, orientata all’innovazione libera, evidenziata dalla posizione di USA e Regno Unito.
Parallelamente, l’Europa si distingue con un ambizioso piano di InvestAI, volto a mobilitare 200 miliardi di euro per rafforzare la competitività del continente nel settore dell’AI, tra cui 20 miliardi destinati alla realizzazione di gigafactory.