Secondo Jerome Powell, presidente della banca centrale degli Stati Uniti (Federal Reserve, o Fed), l’espansione globale dell’intelligenza artificiale non rappresenta un rischio di bolla simile a quello avvenuto negli anni ’90 con le dot-com. Una tesi che contraddice gli analisti che negli ultimi mesi hanno più volte sottolineato le analogie fra i due fenomeni economici.
La bolla delle dot-com (“.com”), nota anche come bolla di Internet, è stato un fenomeno economico e finanziario legato all’euforia del mercato per il lancio di numerose nuove imprese legate a internet, che si è verificato fra la fine degli anni 90′ e l’inizio degli anni 2000. L’uso di internet in quegli anni crebbe con molta rapidità, portando tanti investitori a ritenere che da lì a poco esso avrebbe influenzato ogni settore economico. Dopo un periodo di massicci investimenti speculativi, la fiducia crollò quando divenne evidente che la maggior parte di queste società non avrebbe prodotto i profitti sperati e che la loro valutazione era basata su proiezioni future ma non su risultati reali.
A detta di Powell, la grande differenza fra l’AI e le dot-com sta nel fatto che gli investimenti nella prima rappresentano un importante motore per la crescita economica, e le aziende interessate stanno già generando degli utili. Il ciclo economico che si sviluppa attorno all’AI, investimenti in modelli, data center e chip, è un pilastro stabile di cui l’economia statunitense e del mondo intero possono fidarsi.
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