Weekly AI è la nostra rassegna settimanale sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.
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Il mondo AI si era dato appuntamento a Parigi per un confronto tra le diverse visioni mondiali dell’intelligenza artificiale. In tutto 61 Paesi presenti, compresa la Cina, per individuare punti di contatto ed elementi di discussione.
Il Summit organizzato da Macron e dal Presidente indiano Modi inizia all’insegna delle dichiarazioni enfatiche, con Macron stesso ad annunciare 109 miliardi di investimento sull’intelligenza artificiale e Ursula von der Leyen all’annuncio di un totale di 200 miliardi dall’Unione Europea per sostenere il settore.
Ma è il finale a cambiare le carte in tavola. In un (prevedibile) strappo, gli USA rifiutano di firmare la dichiarazione finale sull’uso dell’AI aperto, inclusivo, etico e sostenibile. Agli USA si unisce un po’ a sorpresa il Regno Unito, che dichiara così in modo definitivo la propria posizione. Il vice di Trump J. D. Vance afferma di non tollerare la tendenza all’iper regolazione tipica dell’approccio europeo e il Regno Unito difende probabilmente la propria volontà di sfruttare massivamente l’AI in ambito sicurezza e controllo sociale.
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Da quello che sembra solo uno schieramento che si cementifica, si apre un nuovo inaspettato sviluppo: l’UE risponde agli USA iniziando a cambiare la sua impostazione normativa, ritirando la direttiva sulla responsabilità da AI. Significa che non ci saranno norme specifiche per regolamentare la responsabilità civile in caso di danni causati da sistemi AI.
Un ammorbidimento che è un segnale profondo della profonda influenza americana sulle decisioni attorno all’intelligenza artificiale.
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Non che in USA le cose procedano con grande coesione, anzi. A sorpresa, Elon Musk lancia l’offerta di acquisto di OpenAI per 97,4 miliardi di dollari, un rilancio delle vecchie ruggini tra lui e Altman. Quest’ultimo non sembra impensierito dalla possibilità che il suo CdA prenda la cosa in considerazione e risponde con l’ironica proposta di comprarsi a sua volta X (a un decimo del prezzo offerto da Musk). Musk risponde (praticamente solo a sé stesso), aggiungendo che ritirerà la proposta di acquisto se OpenAI rimarrà almeno in parte no-profit. Nuovamente, nessuno pare prenderlo particolarmente sul serio.
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Altman d’altronde deve gestire un flusso di lavoro molto intenso per OpenAI. L’azienda prima introduce una versione aggiornata della catena di pensiero del modello o3-mini, poi annuncia sviluppi fondamentali nell’evoluzione delle sue versioni.
Altman dichiara che non rilascerà “o3” come modello di intelligenza artificiale indipendente. Invece, OpenAI mira a semplificare la propria offerta di prodotti unendo i modelli delle serie “o” e “GPT” in un unico sistema di intelligenza artificiale completo. Questo approccio prevede l’integrazione di “o3” e altre tecnologie nel futuro modello GPT-5. L’obiettivo è creare sistemi di intelligenza artificiale in grado di utilizzare tutti gli strumenti disponibili e gestire una varietà di compiti, semplificando così l’offerta per gli utenti.
Prima di arrivare a tutto ciò, OpenAI prevede di rilasciare un modello intermedio, GPT-4.5, internamente chiamato “Orion“. Sarà l’ultimo modello “non-chain-of-thought“, ovvero il sistema che genera risposte dirette senza passaggi intermedi espliciti.

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L’azienda sembra aver insomma capito che gli utenti sono un po’ confusi da tutti questi modelli e punta alla semplificazione concettuale. Appare interessante inoltre che Altman e OpenAI si riferiscono sempre più all’AI come a un ‘collega’, segno che il rilancio anche mediatico della loro proposta passa più attraverso l’applicazione in ambito lavorativo che in quello privato.
I progetti sembrano galvanizzare Altman, che in un articolo sul suo blog traccia previsioni dell’umanità nell’era dell’AI con fiducia integerrima. Giunge a preconizzare che tra appena 10 anni ogni persona potrà realizzare quanto la persona più influente di oggi, non mancando di sottolineare con onestà i problemi nella lentezza di adozione e i rischi legati al controllo di massa nei Paesi non democratici. Un passaggio, questo, forse implicitamente rivolto alla Cina.
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Che, dopo il terremoto DeepSeek, attira curiosamente gli interessi di Apple, che collabora con Alibaba per portare funzionalità AI sugli iPhone nel mercato cinese. Un annuncio che spinge il colosso cinese al +9% in borsa.
Proprio DeepSeek inoltre, secondo alcuni analisti, si prepara a guidare un nuovo grande scossone che interesserà le aziende cinesi dei chip. Secondo alcuni osservatori DeepSeek sta per spianare la strada a un nuovo mercato di microprocessori per aziende come Huawei, Hygon, EnFlame e Moore Threads, orientate a spezzare il dominio Nvidia.
Dominio che continua ad infastidire anche gli americani. Ne sono prova le nuove mosse di Zuckerberg, in procinto di comprare la startup di chip sudcoreana Furiosa AI.
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Tornano poi importanti sviluppi nei dibattiti legati alle ripercussioni psicologiche dell’AI, (un tema che Altman non tocca nel suo scritto). La prima storia riguarda la poco nota Nomi, piattaforma che permette di creare personaggi virtuali empatici sulla falsariga del controverso Character.AI. Lo ‘speleologo dei chatbot’ Al Nowatzki ha creato un chatbot per un esperimento controllato, e questo ha cercato di convincere il creatore a togliersi la vita. Si arricchisce dunque il dibattito attorno al tema del ‘soggiogamento emotivo’ delle AI, che negli USA preme già.
Meno drammatico ma ugualmente rilevante è uno studio condotto dai ricercatori di Microsoft e della Carnegie Mellon University che evidenzia come l’aumento dell’uso dell’intelligenza artificiale generativa sembrerebbe ridurre l’impiego del pensiero critico da parte degli esseri umani. La ricerca propone soluzioni che rappresentano sfide molto appassionanti, a maggior ragione se c’è di mezzo il nome di Microsoft. Lo studio dimostra come la chiave risieda nel paradosso di progettare strumenti di AI che incentivino il pensiero critico, suggerendo miglioramenti o guidando l’utente nell’analisi critica dei risultati. In quest’epoca di passaggio tra un’AI puramente esecutiva a una agentica e ragionante, è un ottimo elemento di ispirazione.