In un articolo sul suo blog Sam Altman ha fatto il punto sul percorso verso l’AGI, ossia l’intelligenza artificiale (ancora teorica) le cui capacità di ragionamento dovrebbero più o meno superare quelle degli esseri umani.
‘Cureremo tutte le malattie’
Nell’articolo ha riassunto i rapidi progressi nello sviluppo dell’AI, inquadrando osservazioni sull’andamento dell’economia dell’intelligenza artificiale e i suoi costi performance/consumi. Ha tracciato una sorta di previsione che ha esaltato l’elevazione delle potenzialità umane unite a quelle delle AI.
A colpire è l’apparente integerrima fiducia del creatore di ChatGPT negli sviluppi del prossimo futuro.
Il CEO di OpenAI afferma senza mezzi termini che “La crescita economica di fronte a noi sembra sorprendente e ora possiamo immaginare un mondo in cui curiamo tutte le malattie, abbiamo molto più tempo per divertirci con le nostre famiglie e possiamo realizzare appieno il nostro potenziale creativo“.
Accesso all’intero patrimonio di conoscenza
Addirittura giunge a presagire che l’onda di innovazione dell’intelligenza artificiale trasformerà la società talmente tanto da accrescere a dismisura le possibilità e il senso di realizzazione di tutti gli abitanti della terra in pochissimi anni.
“Tra un decennio, forse tutti sulla Terra saranno capaci di realizzare più di quanto la persona più influente possa fare oggi“. Addirittura, il CEO di OpenAI sostiene che idealmente chiunque entro il 2035 avrà accesso all’intero patrimonio di conoscenza e di capacità intellettive complessivo esistente nel 2025.
Altman ha esaltato le possibilità offerte dagli agenti AI, che diventeranno secondo lui degli indispensabili colleghi pronti ad affiancare ogni lavoro.
Un gioco di prestigio
Quello di Altman sembra più un gioco di prestigio per esaltare la faccia di felice abbondanza dell’AI, comunicando comunque le perplessità e rischi.
Pur predicendo drastici cambiamenti positivi in dieci anni, all’interno dello stesso scritto Altman si contraddice parzialmente quando ammette che l’impatto dell’AGI sarà irregolare, che alcuni settori cambieranno inizialmente molto poco e che l’equilibrio di potere tra capitale e lavoro potrebbe ‘facilmente andare in tilt‘.
Inoltre Altman ritiene probabile che l’AI sarà utilizzata dai governi autoritari per controllare la loro popolazione attraverso la sorveglianza di massa e la perdita di autonomia (un’allusione nemmeno troppo velata all’autoritarismo cinese).
L’esaltazione del modello USA
L’impressione è che Altman, dall’alto della sua visione California-centrica, non colga (o finga di non cogliere) che il problema fondamentale dell’AI è ad oggi la sua lentissima diffusione su larga scala, indipendentemente dalle performance dei software e dalle potenzialità che rappresentano. All’andamento attuale appare improbabile presagire un’onda positiva così dirompente in breve tempo.
Tanto che viene da sospettare in una sorta di bluff orientato a sottolineare il predominio del modello USA su quello cinese. Nel suo soffermarsi sulle possibilità offerte alla soddisfazione e realizzazione dell’individuo, lo scritto di Altman suona molto come un’esaltazione dell’applicazione dei benefici dell’AI più alla società americana e Occidentale che al mondo intero.
Insomma, il CEO di OpenAI esagera nelle sue previsioni solo per guidare il rilancio del settore generativo americano dopo il terremoto DeepSeek?