In seguito alla visita statunitense in Arabia Saudita, capeggiata dal presidente Donald Trump, il paese guidato dal sovrano Mohammad bin Salman sembra aver assunto il ruolo di perno all’interno del movimentato mercato globale dell’intelligenza artificiale.
I temi trattati all’interno dell’articolo
Il viaggio della delegazione Usa in Arabia Saudita
Non solo perché gli Usa hanno concluso accordi dal valore di 600 miliardi di dollari con Riyad, molti dei quali in ambito di intelligenza artificiale, ma anche e soprattutto perché sembra esserci stato un investimento a lungo termine e un’alleanza strutturata sottoscritta fra i due paesi incentrata sullo sviluppo delle infrastrutture di AI. Investimenti corposi che saranno in grado di imporre un radicale cambiamento al mercato globale dell’AI e ai suoi equilibri.
In questo contesto sono stati sottoscritti gli accordi fra Nvidia e la startup saudita di AI Humain, che porterà la società statunitense a fornire 18mila GPU Blackwell al suo nuovo partner, un’intesa che ha fatto volare in borsa i titoli di Nvidia e che è analoga a quella sottoscritto con l’emiratina G42 che coinvolge anche OpenAI per la costruzione di data center nel paese.
La nuova strategia degli Stati Uniti di Trump, che si è presentato in Arabia Saudita accompagnato dai maggiori esponenti dell’AI statunitense come il CEO di Nvidia Jensen Huang, il CEO di Amazon Andy Jassy, il CEO di OpenAI Sam Altman e Ruth Porat di Alphabet, investe totalmente Riyad nell’obiettivo di preservazione dei propri interessi connessi all’AI.
La strategia statunitense sull’AI
Si tratta di una nuova visione più incentrata sulla sottoscrizione di accordi con governi di paesi alleati e minore contenimento politico nei confronti di elementi e partnership che possono essere considerate come minacciose. È infatti in questo campo che si colloca anche la recente decisione di abbandonare i vincoli imposti durante l’era Biden sulle esportazioni di tecnologia relativa all’intelligenza artificiale (il regolamento sulla Diffusione dell’AI). Questo approccio più flessibile si sposa inoltre perfettamente con la strategia saudita contenuta nel piano Vision 2030 con cui il governo di bin Salman cerca di diversificare la struttura della propria economia.
L’amministrazione Trump sembra aver compreso che porre l’AI al centro della sfida geopolitica del proprio tempo è strategico perché, come dichiarato dall’ex vice capo di gabinetto del Dipartimento del Commercio Jim Secreto, “chi controlla l’intelligenza artificiale è la questione geopolitica del nostro tempo“.

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