Il governo Netanyahu paga una società per rendere ChatGPT “pro-Israele” e influenzare la GenZ

Il governo israeliano spende 6 milioni di dollari per orientare la narrazione online: è solo l'ultima campagna di un progetto vasto.

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Il governo Netanyahu paga una società per rendere ChatGPT “pro-Israele” e influenzare la GenZ

Il governo israeliano ha assunto un’azienda per orientare gli output di ChatGPT affinché i risultati siano ​​più “pro-Israele”. La notizia è stata riportata originariamente da Responsible Statecraft, che ha citato un contratto con la società statunitense Clock Tower X LLC, diretta emanazione dei conservatori americani. Secondo il rapporto, il valore del contratto tra il governo e la società è di 6 milioni di dollari.

Nello specifico Clock Tower creerà contenuti e siti web per influenzare il modo in cui i modelli di intelligenza artificiale GPT (non solo quelli dell’universo OpenAI), addestrati su enormi quantità di dati provenienti da ogni angolo di Internet, inquadrano gli argomenti e rispondono ad essi.

I temi trattati all’interno dell’articolo

Controllare la narrazione

Il progetto è parte di un’iniziativa israeliana che mira a controllare le narrazioni sui social media negli Stati Uniti e in altri Paesi. Ufficialmente il suo scopo dichiarato sarebbe quello di “combattere l’antisemitismo” ma è evidente che si tratta di una “ricostruzione reputazionale“. 

Gli sforzi di Clock Tower si concentreranno anche sui social network. Almeno l’80% dei contenuti realizzati per la campagna di influenza mondiale sarà “su misura per il pubblico della Generazione Z e su tutte le piattaforme, tra cui TikTok, Instagram, YouTube, podcast e altri canali digitali e radiofonici pertinenti“, si legge nel contratto. Ѐ noto addirittura il numero di visualizzazioni mensili a cui si mira: si parla 50 milioni.

Le molte facce del sostegno israeliano

L’ex responsabile della campagna elettorale di Donald Trump, Brad Parscale, svolge un ruolo di primo piano nell’accordo e riceverà sei milioni di dollari per la sua consulenza. L’anno scorso Israele ha già speso almeno due milioni di dollari per una campagna online mirata a influenzare deputati USA.

Attorno a Israele si assesta anche il posizionamento di una parte importante del tech americano.

Risale a qualche mese fa la diffusione su YouTube di una serie di video sponsorizzati realizzati con AI che puntavano a raccontare una visione edificante dell’occupazione israeliana a Gaza, smentendo le notizie sulla carestia. Di fatto questi video erano frutto di una collaborazione da 45 milioni di dollari del governo con Google.

E l’ultima “arruolata” è TikTok. Forte di acquisto statunitense, il social ha recentemente assunto l’ex istruttrice dell’esercito israeliano Erica Mendel per supervisionare la politica contro l’incitamento all’odio della popolare applicazione. 

Nonostante questi sforzi, il sostegno pubblico a Israele negli Stati Uniti sta crollando, indica un recente sondaggio condotto dal New York Times.


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