La presentazione del nuovo iPhone 16 con iOS 18 ha ottenuto una discreta attenzione mediatica ma non ha aggiunto niente al panorama degli smartphone con AI integrata inaugurato mesi fa da Samsung. Colpisce su tutto la strategia comunicativa dell’azienda: non avendo una propria intelligenza artificiale, punta tutto nel presentarsi al pubblico come un irrinunciabile aggregatore di tutte le principali intelligenze artificiali. Peccato che nel seguire questa strada marginalizzi di proposito il contributo delle altre compagnie. Ma forse c’è un disegno.
Collaborazioni “fantasma”
Tutti sanno ormai che Apple Intelligence altro non è che una fusione di modelli AI prestati dalle aziende più in vista del momento, su tutte OpenAI e Google. Le alleanze tra le aziende e Apple hanno fatto notizia a più riprese nel corso degli ultimi mesi. Tuttavia Apple non cita mai OpenAI o Gemini durante i video di presentazione dei prodotti, limitandosi a menzionare ChatGPT pochissime volte. Doppiamente strano anche considerato che l’azienda di Altman, stando alle indiscrezioni di giugno, sarebbe stata retribuita dall’azienda in ‘visibilità’.
Pur non esistendo un’intelligenza artificiale nativa di Apple, l’azienda si è ben guardata dal celebrare troppo i veri protagonisti della sua nuova fase. L’ingegnere Craig Federighi ha insistito invece attorno alla caratteristica aggregativa dei nuovi prodotti iPhone.
E le innovazioni?
Riformulazione di testi, Siri potenziata, un generatore di emoji, camera per foto a diretto contatto con il web: davvero nessuna tra le innovazioni presentate nell’iPhone è impressionante. Tutte le novità sono semplici rielaborazioni di quanto già incluso in prodotti come l’S24 o Pixel 9. Addirittura, la necessità di dare enfasi a giochi come queste nuove emoji AI sembra nascondere una discreta mancanza di idee.
Le parole di Tim Cook e di Federighi durante le presentazioni non sono riuscite ad andare oltre l’ennesima celebrazione della filosofia del brand sulla tecnologia creata su misura di utente. Attraverso la presentazioni dei device, Apple non sembra riuscita a confermare le aspettative cresciute nei mesi in cui la sua assenza nel panorama AI faceva rumore: si vociferava perlomeno di una nuova incredibile versione di Siri ma nemmeno il nuovo assistente vocale sembra qualcosa di diverso dalle versioni audio di ChatGPT o Gemini.
Strategia a tentoni o giudizio ponderato?
Per molti mesi Apple è rimasta a guardare la corsa all’AI. Ora che ha assunto definitivamente un ruolo, curiosamente l’impressione che fa è di essere ancora un attore che rimane in disparte. In quella che è una nuova era del software, l’azienda resta unicamente interessata all’hardware decidendo di ‘non partecipare’ alla vera sfida per la nuova innovazione. Viene il dubbio che l’azienda scommetta sul proprio mito più di quanto possa permettersi: le nuove generazioni vivono con meno trasporto, rispetto alle precedenti, il ricordo della sua storia gloriosa.
Ma seppur le sue scelte la facciano apparire fuori tempo massimo potrebbero anche rivelarsi la sua forza. La sensazione è che Apple si muova con una cautela che nessuno dei competitor sta adottando. Cook e i suoi evitano per adesso di investire eccessivamente sull’AI legandosi a doppio filo al destino di una tecnologia che almeno nei suoi primi anni potrebbe cadere e rialzarsi numerose volte. I recenti scossoni della borsa americana e asiatica con i chiacchierati rischi di bolla sono, secondo alcuni, solo un avvertimento. Insomma, dietro alla relazione apparentemente goffa con l’intelligenza artificiale confermata dal lancio dell’iPhone 16 potrebbe esserci un giudizio ponderato dell’azienda di Cupertino.