In Cina esiste un contrabbando segreto di chip Nvidia

Secondo una ricostruzione del Wall Street Journal, in Cina esiste una rete che contrabbanda chip Nvidia che alimentano il settore AI del paese.

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In Cina esiste un contrabbando segreto di chip Nvidia

Secondo una ricostruzione del Wall Street Journal, in Cina esiste una rete che contrabbanda segretamente chip Nvidia che alimentano il settore AI del paese.

Il richiamo della competizione

I chip contrabbandati, a prezzi elevati, sarebbero soprattutto i modelli A100 e H100. Nvidia non vende questi chip in Cina a causa delle restrizioni all’esportazione statunitense e le GPU sono praticamente impossibili da ristrutturare o “replicare” accuratamente. Il settore tech cinese necessita della tecnologia per partecipare alla competizione con gli Stati Uniti. Nonostante Pechino miri già da mesi ad una sostanziale autarchia nella produzione di tutta la sua tecnologia, ad oggi la creazione di microprocessori come quelli di Nvidia è impensabile.

Il mercato sotterraneo si sarebbe dunque perfettamente adattato per soddisfare la domanda in corso, distribuendo le limitate forniture ufficiali acquistate all’estero.

Mercato nascosto alla luce del sole

Secondo l’indagine la rete riguarda praticamente l’intera filiera del tech cinese: acquirenti, venditori e corrieri agiscono in partecipazione per far entrare nel paese la tecnologia americana. Molte storture avvengono anche alla luce del sole. Nonostante ufficialmente i processori non potrebbero entrare in Cina, oltre 70 distributori pubblicizzano apertamente questi chip online. Molti ne promettono la consegna in poche settimane e alcuni vendono persino interi server. I venditori cinesi applicano un sovrapprezzo per questi chip e i prezzi finali si aggirerebbero sui 300.000 dollari per otto processori Nvidia.

La rete

A lavorare per la rete di ‘contrabbando’ ci sarebbero studenti, broker e una molteplicità di figure che hanno la possibilità di viaggiare frequentemente e mantenere contatti nei canali di distribuzione mondiali. I venditori sarebbero realtà tech minori, perlopiù degli USA, che ordinano più processori di quanti gliene servano e vendono l’eccesso a canali non ufficiali. Il grosso di loro non lo farebbe con finalità malevoli: spesso nell’universo dei microprocessori tra mercati ufficiali e contrabbando la linea è sfumata.

Contrabbando patriottico

Tra gli acquirenti finali cinesi ci sarebbero figure disparate: sviluppatori, aziende ma anche enti come istituti di ricerca e università.

Il Wall Street Journal ha documentato l’esistenza di questo mercato sotterraneo tramite interviste agli acquirenti cinesi, registri delle transazioni, dichiarazioni doganali e foto dei processi. Ѐ plausibile che il governo centrale del Paese sia a conoscenza della rete di contrabbando e che la tolleri o, più presumibilmente, la supporti.

Nonostante le aziende tecnologiche cinesi stiano attivamente cercando di sviluppare i propri chip AI di fascia alta, il risultato è ancora lontano. Sconfiggere gli USA sul loro stesso terreno tech usando paradossalmente la loro tecnologia (come i processori o come i LLM su cui OpenAI ha aumentato le restrizioni in Cina) è considerato dunque un passaggio fondamentale in questa fase. Indicativa è in questo senso la vicenda di un ragazzo di 26 anni, che lo scorso autunno ha contrabbandato processori AI Nvidia da Singapore alla Cina. Lo studente ha dichiarato al Wall Street Journal che continuerà a farlo non solo per i guadagni ma soprattutto per senso di patriottismo.


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