OpenAI sta rafforzando le misure per bloccare i tentativi da parte di “paesi e territori non supportati“, tra cui la Cina continentale e Hong Kong, di accedere ai suoi servizi di intelligenza artificiale generativa tramite interfacce di programmazione delle applicazioni (le cosiddette API).
La decisione rafforza il divario in materia di intelligenza artificiale tra Cina e Stati Uniti e forse potrebbe avere un nesso con il recente ingresso nel consiglio di amministrazione di OpenAI dell’ex direttore dell’Agenzia per la Sicurezza Nazionale Paul Nakasone. Sebbene OpenAI abbia lanciato i suoi servizi di intelligenza artificiale in oltre 160 paesi, i prodotti rimangono ufficialmente non disponibili nella Cina continentale e a Hong Kong. Gli utenti di questi paesi si rivolgono reti private virtuali o app di terze parti per accedere a ChatGPT, mentre gli sviluppatori devono utilizzare proxy e server in uscita per aggirare le restrizioni. Una gran quantità di start-up di intelligenza artificiale in Cina costruiscono app basate sui modelli di OpenAI.
Ma il nuovo blocco di dell’azienda, che dovrebbe entrare in vigore il 9 luglio, potrebbe creare nuove difficoltà anche a tutti questi ultimi e a tutti coloro che sviluppano servizi basati sulla tecnologia alla base di ChatGPT. Se l’azienda rafforzerà le sue normative, gli sviluppatori cinesi dovranno rivolgersi ad alternative locali, come Zhipu AI, che ha già offerto i propri servizi per tutti gli ‘orfani’ di Altman, con piani vantaggiosi come 150 milioni di token gratuiti e corsi di formazione su misura.