Una class action è stata intentata presso un tribunale federale della California contro l’azienda di intelligenza artificiale Anthropic. Tre autori, Andrea Bartz, Charles Graeber e Kirk Wallace Johnson, sostengono che l’azienda abbia utilizzato in modo improprio i loro libri e centinaia di migliaia di altre opere protette da copyright per addestrare il suo chatbot basato sull’intelligenza artificiale, noto come Claude.
Nella denuncia presentata lunedì, gli scrittori e giornalisti affermano che Anthropic abbia sfruttato versioni piratate dei loro lavori e di altri autori per insegnare a Claude a generare testi in risposta alle richieste degli utenti. “Anthropic si definisce una società di pubblica utilità, progettata per migliorare l’umanità – scrivono gli accusatori – Per i detentori di opere protette da copyright, tuttavia, Anthropic ha già provocato una distruzione di massa“. L’azienda dei fratelli Amodei si distinguerebbe dai competitor per un approccio etico e sicuro nella creazione di AI. Non è però la prima volta negli ultimi mesi che viene accusata (come il grosso del panorama AI) di furto di contenuti per gli addestramenti.
La causa richiede un risarcimento non specificato e un ordine permanente che impedisca ad Anthropic di utilizzare impropriamente il lavoro degli autori. “Il modello di Anthropic – si legge nella causa – cerca di trarre profitto dall’estrazione a cielo aperto dell’espressione umana e dell’ingegno dietro ciascuna di quelle opere“.
La causa si aggiunge a numerosi altri procedimenti legali intentati dai titolari di diritti d’autore, tra cui artisti visivi, organizzazioni giornalistiche ed etichette discografiche, contro le aziende tecnologiche che avrebbero utilizzato materiale protetto per addestrare i loro sistemi di intelligenza artificiale generativa.