Il Washington Post sta per lanciare un progetto editoriale sperimentale che vuole sfruttare l’AI per innovare il modo in cui il giornale si apre alle voci di contributor esterni. Il programma, chiamato internamente “Ripple”, permetterà ad autori esterni — anche non professionisti, come personalità già attive su Substack e altre piattaforme — di proporre articoli, affiancati da un coach di scrittura basato sull’intelligenza artificiale chiamato Ember.
Questo è uno strumento AI progettato per guidare gli aspiranti scrittori nel processo creativo. Oltre a suggerire titoli, organizzare la struttura del testo e rafforzare la tesi dell’articolo, Ember offre una sorta di “indicatore di potenza narrativa” — una metrica per aiutare l’autore a valutare l’efficacia del proprio pezzo. Non si tratterà però di una semplice revisione automatica: l’AI dialoga con l’utente, fa domande, propone idee alternative, e incoraggia un processo di scrittura più riflessivo e consapevole. Sarà una sorta di figura intermedia tra un editor e un tutor di scrittura.
Una volta completato il testo, gli articoli verranno letti e revisionati da editor umani del Washington Post prima di essere pubblicati. I contributi appariranno in uno spazio separato dalla tradizionale sezione “Opinioni” del giornale, e saranno accessibili gratuitamente online e sull’app ufficiale. Il lancio operativo di Ripple è previsto per l’estate del 2025.
Con Ripple ed Ember, il Post sembra voler sperimentare un modello ibrido, in cui la tecnologia diventa alleata della scrittura e la redazione si trasforma in una piattaforma più aperta.
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