In piena diatriba legale con i colossi del tech accusati di rubare i contenuti per addestrare le AI, il New York Times studia modi per usare l’intelligenza artificiale a proprio vantaggio. L’ultima notizia è che il giornale testerà l’AI generativa per aiutare gli inserzionisti a individuare gli spazi editoriali migliori in cui posizionare i propri messaggi promozionali.
L’obiettivo è massimizzare l’efficacia delle campagne pubblicitarie e raggiungere con maggiore precisione i potenziali consumatori, anche quelli appartenenti a nicchie di pubblico difficili da intercettare. Il progetto, in fase di sviluppo dalla seconda metà del 2024, coinvolgerà un ristretto gruppo di investitori pubblicitari. I primi casi studio saranno seguiti internamente al giornale, senza possibilità per le aziende partner di condurre autonomamente lo stesso tipo di test.
L’iniziativa si inserisce in un contesto di calo delle entrate pubblicitarie per il NYT, con l’ultimo trimestre del 2023 che ha segnato una contrazione dell’8,4%. L’intelligenza artificiale rappresenta quindi una possibile chiave di volta per stabilizzare i ricavi e rafforzare il modello di business del quotidiano.
L’utilizzo dell’intelligenza artificiale per la pubblicità rappresenta un terreno meno battuto di altri. Il successo del progetto potrebbe avere un impatto significativo sull’industria editoriale, aprendo la strada a nuove modalità di pianificazione e gestione delle campagne pubblicitarie.
A differenza di altri editori che si affidano a OpenAI, il NYT ha deciso di sviluppare internamente la propria tecnologia di intelligenza artificiale. Di recente la testata ha intrapreso un braccio di ferro con OpenAI e Microsoft sulla legittimità di utilizzare contenuti. Contemporaneamente ha assunto un esperto di AI, Zach Seward, che ha creato un team per studiare l’integrazione dell’intelligenza artificiale nel modello giornalistico della testata.