I bot terapeutici per i disturbi mentali sono sempre più diffusi e utilizzati

Diversi studi dimostrano l'affezione e l'efficacia di molti utenti per i compagni virtuali in grado di dare un supporto per il trattamento dei disturbi mentali

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I bot terapeutici per i disturbi mentali sono sempre più diffusi e utilizzati

Il facile accesso e l’ampia disponibilità di utilizzo di compagni virtuali empatici stanno progressivamente ridefinendo gli equilibri fra il mondo dell’intelligenza artificiale e quello della psicologia e del benessere mentale, aprendo a una serie di conseguenze che sollevano nuove opportunità e nuovi rischi.

Il funzionamento dei compagni virtuali

Si stima che attualmente nel mondo siano più di un centinaio di milioni le persone che fanno un utilizzo abituale di compagni AI trattandoli come amici intimi e aprendosi a loro emotivamente. Quando si fa riferimento ai “compagni” AI, si menziona un sottoinsieme specifico del mondo degli assistenti virtuali, ovvero quello che tendenzialmente offre un’esperienza più empatica ed emotiva per l’utente, più incentrata sul proporsi in maniera proattiva e di supporto attraverso domande personali, testi, audio e immagini.

I compagni di AI sono infatti costruiti ed addestrati con il metodo del rinforzo basato sul riscontro umano, un sistema che permette un forte incremento del loro grado di empatia e comprensione dei bisogni e dei pensieri tipici degli esseri umani. Ad oggi se ne evidenziano tre particolarmente utilizzati sul mercato: My AI di Snapchat (oltre 150 milioni di utenti), Replika (25 milioni di utenti) e Xiaoice (660 milioni di utenti). Uno studio condotto da Google DeepMindOxford Internet Institute ha inoltre accertato che le interazioni con i compagni virtuali durano in media quattro volte di più del tempo trascorso nelle interazioni con ChatGPT.

La grande differenza con gli altri assistenti di intelligenza artificiale sta anche nel potersi relazionare con un’entità che gode di uno strato maggiormente sviluppato di identità personale propria, un altro elemento che facilita l’avvicinamento fra essere umano e assistente. Uno studio pubblicato da International Journal of Human-Computer Studies, suggerisce ad esempio che il compagno virtuale Replika fonda il suo comportamento sulla base della teoria della penetrazione sociale, ovvero quella secondo la quale due persone nel tempo sviluppano la vicinanza attraverso l’auto-rivelazione reciproca e intima.

Gli effetti relazionali e clinici

Sono molti gli aspetti relativi alle possibili conseguenze per le relazioni umane messi in luce da esperti ed osservatori. In primo luogo perché le relazioni umano-AI si strutturano su una costante e duratura disponibilità emotiva e pratica del compagno virtuale, un elemento che potrebbe avere delle conseguenze negative sulla considerazione delle relazioni umane che invece sono per loro natura caratterizzate da tensioni e frizioni e talvolta da indisponibilità.

Sul versante dell’efficacia clinica e degli effetti sugli utenti che presentano un rischio patologico è invece venuto in soccorso uno studio condotto da un team di ricercatori psichiatri e psicologi della Geisel School of Medicine al Dartmouth College. Il team ha costruito uno strumento terapeutico chiamato Therabot testandolo su 210 individui che presentavano sintomi di depressione, disturbo d’ansia generalizzato o erano ad alto rischio di disturbi alimentari. Secondo i risultati raggiunti, i partecipanti con sintomi depressivi che hanno avviato conversazioni con il compagno, con una media di circa 10 messaggi al giorno, hanno sperimentato una loro riduzione del 51%, le persone con ansia hanno sperimentato del 31%, quelle a rischio di disturbi alimentari del 19% delle loro preoccupazioni circa l’immagine corporea e il peso, mentre i partecipanti con ansia generalizzata hanno riportato una riduzione media dei sintomi del 31%.

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