L’impatto dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro è una certezza. Meno certo è invece capire quali saranno i settori che verranno maggiormente colpiti da questa integrazione. A questo ci ha pensato Microsoft effettuando uno studio specifico per distinguere le carriere a seconda dell’impatto che i modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) che avranno su di esse.
Lo studio ha preso in considerazione un insieme anonimo di 200.000 conversazioni tra utenti statunitensi e il chatbot Copilot. Grazie a questa analisi è stata creata successivamente un coefficiente noto come “AI Applicability Score” per misurare quanto l’AI può aiutare o sostituire compiti lavorativi.
I risultati sono stati evidenti e di facile interpretazione: i lavori più a rischio sono quelli che afferiscono all’ambito della comunicazione, della divulgazione e dell’assistenza. Le prime cinque categorie occupazionali nell’ambito dei lavori a rischio sono state: interpreti e traduttori, storici, assistenti ai passeggeri, venditori di servizi e autori e scrittori.
Quelli meno a rischio sono stati invece tutti lavori appartenenti a categorie manuali o con un elevato grado di pericolosità e specializzazione, come ad esempio operatori di draghe, addetti a ponti mobili e chiuse, operatori di impianti e sistemi di trattamento delle acque, operai addetti alla realizzazione di stampi e anime per fonderia e operatori di macchinari per la posa e manutenzione di binari ferroviari.
Kiran Tomlinson, ricercatore senior presso Microsoft e autore principale dello studio, ha commentato i risultati finali affermando che lo studio “non indica” in nessuna misura il fatto che l’AI possa sostituirsi completamente alle attività svolte da un essere umano in uno specifico settore.
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