Nella bozza della legge italiana sull’AI non ci sarebbe traccia del miliardo promesso

Alcuni testate giornalistiche italiane hanno avuto accesso alla bozza in anteprima

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Nella bozza della legge italiana sull’AI non ci sarebbe traccia del miliardo promesso

Secondo quanto riportato da Wired Italia, che ha avuto modo di visionarla, nella bozza del disegno di legge sull’intelligenza artificiale sbandierato dal governo nelle scorse settimane non si farebbe cenno al miliardo di euro annunciato dalla premier Meloni il 12 marzo.

Solo centocinquanta milioni

Nel documento si parla unicamente di 150 milioni per “fondi di venture capital dedicati a intelligenza artificiale, quantum computing, cybersecurity, 5G, telecomunicazioni“. Si tratta di una cifra non nuova: era già apparsa dentro un decreto datato 16 febbraio. Insomma, i fondi stanziati ad hoc al momento mancherebbero.

Per quanto riguarda il contenuto del disegno di legge (25 articoli suddivisi in 6 capitoli), dalle anticipazioni di Wired la normativa non sembra scendere molto nel dettaglio. Forse è una strategia che riprende più o meno quella dell’AI Act, che sceglie deliberatamente di lasciare apertura su diverse questioni incerte o imprevedibili così da non bloccare lo sviluppo del settore.

Tra vaghezze e ingenuità

Scelta voluta o meno, questo disegno di legge italiano sembra composto da articoli che si pongono in modo piuttosto generico. Da un altro altro, quando entra più nel dettaglio, pare non curarsi di alcune inattuabilità. Accade ad esempio nel vago articolo 11 che parla delle professioni intellettuali, secondo cui l’uso dell’AI sarebbe consentito “esclusivamente per esercitare attività strumentali e di supporto all’attività professionale richiesta e con prevalenza del lavoro intellettuale oggetto della prestazione d’opera” e che il cliente va informato del suo utilizzo. Una visione abbastanza limitata e miope visto che parliamo di una tecnologia trasformativa che fondamentalmente entrerà in ogni attività umana e il cui utilizzo sarà a tendere inscindibile da quasi ogni cosa. Sarebbe un po’ come essere costretti per legge a informare i clienti che si è fatto o meno uso di Internet per svolgere un lavoro.

Il ministro Butti aveva annunciato durante il G7 di Trento la stesura di un disegno di legge “entro Pasqua“.Ad oggi non c’è stato nessun annuncio ufficiale ma le indiscrezioni dicono che la legge sarà approvata i prossimi giorni in Consiglio dei ministri. Di recente il Garante della Privacy ha puntato il dito contro le scelte del governo sugli organi competenti per la gestione dell’AI. Secondo il garante gli enti nominati (le agenzie Agid e Anc) non risulterebbero sufficientemente imparziali.


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