In un articolo sul Whashington Post, i due ricercatori Tal Feldman (studente di legge alla Yale Law School), e Jonathan Feldman (studente di informatica e biologia al Georgia Institute of Technology) hanno lanciato un allarme riguardo alla capacità dell’intelligenza artificiale di progettare virus batteriologici.
I due accademici (che nonostante il cognome comune non sono imparentati), sono partiti da uno studio della Stanford University di qualche mese fa. Questo dimostrava come i computer possano creare nuovi genomi virali e testarli con successo su ceppi innocui di batteri. L’articolo sottolinea l’urgenza di una preparazione immediata da parte degli Stati Uniti per le conseguenze devastanti di un’arma batteriologica di tale portata.
La tecnica dello studio di Stanford si ispira al funzionamento di ChatGPT: un modello AI impara schemi e regole di base, in questo caso del DNA dei batteriofagi, virus che infettano solo i batteri. In questo modo, un computer può “scrivere” nuovi genomi virali.
“Gli Stati Uniti – hanno scritto di due Feldman – devono costruire gli strumenti computazionali necessari per rispondere velocemente alle nuove minacce. Gli stessi modelli che progettano virus possono essere addestrati per progettare rapidamente anticorpi, antivirali e vaccini. Ma questi modelli hanno bisogno di dati. Gran parte di queste informazioni è segregata in laboratori privati, chiusa in dataset proprietari o completamente assente. Il governo federale dovrebbe rendere prioritaria la costruzione di questi dataset di alta qualità“.