A partire dalla prossima settimana, la possibilità di interagire con Gemini, il chatbot basato di intelligenza artificiale generativa e apprendimento automatico sviluppato da Google, sarà data anche ad utenti di età minore di tredici anni. A deciderlo e comunicarlo è la stessa Google, precisando che ai ragazzi sarà permesso di interagire con Gemini per svolgere attività come “fare domande, ricevere aiuto con i compiti e inventare storie“, a patto che abbiano un account supervisionato da genitori e tutori tramite la funzione esistente di Family Link che garantisce un maggiore livello di sicurezza rispetto agli account tradizionali.
Il portavoce di Google, Karl Ryan, ha spiegato al New York Times come questa novità sia stata pensata e sviluppata in ottemperanza alle normative vigenti negli Stati Uniti sul diritto alla privacy online dei bambini. Negli Usa questo tema è infatti normato dal Children’s Online Privacy Protection Act e diverse società, fra cui Google, Amazon e Microsoft, hanno dovuto già pagare multe milionarie per aver violato tali disposizioni di legge e in particolare, secondo le sentenze, per non aver chiesto il permesso dei genitori prima di registrare alcune informazioni personali degli utenti bambini. Google ha inoltre rassicurato sul fatto che i dati generati dai minorenni sull’app o il sito di Gemini non verranno utilizzati per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale.
La notizia arriva dopo che la scorsa settimana il sito Engadget, un blog che si occupa di divulgazione di informazioni su temi di tecnologia ed elettronica, ha pubblicato un report le cui conclusioni affermavano che i chatbot AI sono in grado di incoraggiare comportamenti “dannosi, forniscono contenuti inappropriati e potenzialmente aggravano i problemi di salute mentale“.

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