Per la politica italiana l’anno che si sta per concludere sarà ricordato per essere stato quello in cui l’intelligenza artificiale ha fatto il suo ingresso in parlamento, con sempre più deputati e senatori che dichiarano utilizzarla come strumento di supporto nella scrittura di leggi ed emendamenti.
Questo non vale solo per l’utilizzo privato che i parlamentari fanno dei chatbot AI, ma anche per la decisione della Camera dei deputati di introdurre un’AI interna. All’inizio di luglio sono infatti stati annunciati tre prototipi di AI utilizzabili nei lavori parlamentari. Si tratta di Norma, un assistente AI virtuale addestrato per l’analisi della produzione legislativa, MSE (Modello di Scrittura Emendativa), uno strumento destinato agli uffici tecnici parlamentari per supportare nella scrittura degli emendamenti e Depuchat, un chatbot che permette di fare approfondimenti sulle attività dei singoli parlamentari.
Secondo quanto riferisce Repubblica, la maggior parte dei parlamentari che usano l’AI nel proprio lavoro preferisce però affidarsi ai chatbot di grandi aziende AI già presenti sul mercato come ChatGPT di OpenAI, Claude di Anthropic o LeChat di Mistral. Molti di loro li trovano più efficienti e affidabili rispetto agli strumenti messi a disposizione dal parlamento.
Ci sono però diversi esperti che sottolineano i rischi per la sicurezza nazionale relativi all’utilizzo di AI da parte di rappresentanti politici. L’AI può essere un grande vantaggio nella gestione e nella sintesi di informazioni, ma com’è noto non è infallibile e frequentemente presenta errori. Inoltre c’è il rischio che alcuni dati sensibili di rilevanza nazionale possano essere affidati a società private e subire potenziali hackeraggi.
Il paradosso della Dolce Vita
L'Italia affascina gli esperti di intelligenza artificiale di mezzo mondo,…