Il Senato degli Stati Uniti, riunitosi martedì 1 luglio, ha votato in maniera compatta (99 voti favorevoli contro uno contrario) per la rimozione del divieto per gli stati di intervenire sulla regolamentazione dell’AI per i prossimi 10 anni come previsto dal disegno di legge rinominato “Big Beautiful Bill” presentato dall’amministrazione Trump. L’emendamento cruciale è stato presentato dalle senatrici Marsha Blackburn (repubblicana) e Maria Cantwell (democratica).
Il provvedimento specifico è stato presentato e voluto fortemente in prima persona dal senatore repubblicano Ted Cruz e poteva contare sulla convinta approvazione dell’industria tecnologica statunitense (Silicon Valley) e inizialmente di larga parte del partito repubblicano. Successivamente il fronte politico si è frammentato e diversi esponenti repubblicani hanno messo in discussione le fondamenta su cui si reggeva il disegno di legge, mettendo in luce i possibili danni per i consumatori e l’eccessivo potere di azione svincolata da regole concentrato nelle mani dei grandi colossi della tecnologia.
Il provvedimento veniva spesso associato a due ordini di ragioni a sostegno della deregolamentazione. Da un lato la necessità di garantire il pieno e libero sviluppo dell’industria tecnologica statunitense e dall’altro, una ragione che si collega alla prima, garantire che questa potesse mantenersi al di sopra della rivale cinese senza incontrare intralci legislativi o burocratici.

Per la crescita dell'AI, Trump punta su centralizzazione e lotta alla burocrazia
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