Ogni stato sovrano dovrebbe lavorare affinché riesca a costruire una propria AI nazionale e tenerla il più possibile sotto il proprio controllo. Sono concetti espressi dal CEO di Nvidia Jensen Huang presso l’evento VivaTech tenutosi a Parigi (rilanciate da Wired). Tanti i temi sul tavolo, tutti attorno a come gli Stati europei debbano e possano, secondo la visione di Huang, lavorare per sviluppare la propria AI.
In occasione della fiera di Parigi, Huang ha annunciato il primo cloud AI pensato per l’industria europea, comprese nuove infrastrutture di calcolo in sette paesi (tra cui l’Italia) e ulteriori partnership strategiche con aziende di vari settori.
I temi trattati all’interno dell’articolo
Trasparenza e accessibilità
Secondo Huang, nella storia dell’uomo l’AI è in assoluto lo strumento “più democratico” mai creato. La sua facile accessibilità lo rende inoltre usufruibile da vaste fasce di popolazione mondiale nei confronti delle quali è importante che ci sia un’espansione e uno sforzo congiunto degli stati più sviluppati e che già godono di facile accesso all’AI.
Proprio in virtù di questa sua democraticità, i governi mondiali, e quelli europei in particolare, devono adottare delle misure per sottrarla al controllo e alla gestione dei pochi oligarchi della tecnologia mondiale con dei lineari e semplici passaggi che devono però essere eseguiti in tempi veloci e serrati, perché la tecnologia e la sua evoluzione non possono aspettare i tempi della politica.
Huang ha anche evidenziato la necessità di mantenere l’AI una tecnologia a tutti gli effetti open source. Questo aspetto è ritenuto fondamentale proprio in merito alla pubblica utilità che l’AI può assumere. Il metodo open source in questo senso è l’unico che può garantire il “beneficio della peer review” e l’attività di esperti che riescano a controllarne i processi di sviluppo da vicino e con trasparenza.
Regolamentazione e lavoro
Huang sottolinea anche l’importanza della regolamentazione, a patto che essa non rischi di inibire l’innovazione bloccandola sul nascere. L’esigenza, legittima, di regolamentare i processi tecnologici va fusa con il percorso evolutivo già avviato dalla tecnologia. L’efficacia delle regole è proporzionale a quanto spazio esse lasciano all’innovazione, intervenendo solo in seconda battuta per correggere eventuali aspetti negativi.
Sempre in tema di innovazione, la prossima frontiera potrebbe essere rappresentata dall’unione fra computazione quantistica e intelligenza artificiale. Se fino a poco fa questa rimaneva un’opzione velleitaria e lontana nel tempo, ora sta assumendo sempre di più una concretezza che potrebbe condurre in pochi anni a nuove scoperte in ambito farmaceutico, progettazione di materiali, batterie, fotovoltaico e sistemi allo stato solido.
L’AI avrà senza dubbio un’influenza enorme sul lavoro ma non lo metterà in crisi, lo cambierà e basta. La pensa così Huang sul tema tanto discusso dell’impatto che le tecnologie di intelligenza artificiale potranno avere sul mercato del lavoro.

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