Una recente indagine condotta da Espresso Communication per Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice rivela un quadro preoccupante sull’attuale utilizzo dell’AI generativa nel mondo del lavoro. Molti professionisti usano infatti questi strumenti senza un’adeguata preparazione e spesso in violazione delle normative vigenti.
I dati di LinkedIn mostrano che nell’ultimo anno circa il 20% dei lavoratori ha utilizzato strumenti di AI generativa non autorizzati o proibiti per le proprie attività lavorative. La situazione è particolarmente critica nel Regno Unito, dove il 45% dei dipendenti ha utilizzato questi strumenti senza l’autorizzazione dei superiori. Negli USA, inoltre, risalta l’indagine di Help Net Security, dalla quale emerge che oltre otto impiegati su dieci (l’81%) dichiarano di non aver mai ricevuto una formazione adeguata in ottica Gen AI e il 15% di questi ultimi utilizza strumenti non autorizzati.
Il panorama italiano si distingue positivamente: l’Osservatorio Intelligenza Artificiale della School of Management del Politecnico di Milano riporta infatti che due aziende su tre hanno già sviluppato strategie per implementare l’AI generativa nei loro processi e il 25% ha già avviato progetti pilota.
Programmi e forum per accrescere la consapevolezza
A offrire suggerimenti su come fare formazione al fine di creare una nuova generazione di ‘Gen-AI workers‘ responsabili sono Giacinto Fiore e Pasquale Viscanti, fondatori di Intelligenza Artificiale Spiegata Semplice e ideatori dell’AI Week. “Al giorno d’oggi sfruttare le potenzialità dell’intelligenza artificiale generativa è un privilegio, ma farlo senza conoscenza e il totale rispetto delle norme è pressoché diabolico – commentano – Le nuove tecnologie si aggiornano quotidianamente e, proprio per questo, siamo chiamati a studiare e apprendere velocemente come funzionano piattaforme, strumenti e tool al fine di applicarli correttamente e, di conseguenza, velocizzare i processi operativi e perfezionare i nostri risultati.
Soluzioni per cambiare rotta ce ne sono eccome. La prima della lista è organizzare a cadenza variabile ‘Gen-AI mentorship programs’, vale a dire appuntamenti o sessioni di apprendimento, sia in presenza sia da remoto, in compagnia di mentori che, alternando lezioni teoriche alla spiegazione di esempi pratici, fanno capire a dipendenti di ogni età come utilizzare la tecnologia, selezionando anche le piattaforme più funzionali e, soprattutto, approvate dalla legge. Dopo aver insegnato una base solida a tutti i componenti del team, possono essere strutturati quando possibile anche dei ‘generative brainstorming forum’ in cui la squadra viene suddivisa in piccoli gruppi e i componenti di ogni piccolo nucleo condividono idee innovative per applicare la Gen AI e creare strategie creative o risolvere imprevisti in lassi di tempo relativamente brevi”.

Innovazione tecnologica e privacy
In linea con i suggerimenti di Fiore e Viscanti anche Guido Scorza, componente del Collegio del Garante della Privacy: “Se si parte dal presupposto che innovazione tecnologica e business non sono più importanti dei diritti, a cominciare da quello della privacy, protagonista indiscusso della rivoluzione algoritmica in corso, si aprono sconfinate praterie per trarre proprio dall’intelligenza artificiale enormi vantaggi competitivi senza imporre inutili sacrifici a utenti e consumatori e senza esporsi al rischio di incidenti reputazionali capaci di annullare ogni beneficio conseguito nello spazio di poche ore.
Per riuscirci, però, non ci sono scorciatoie. Serve formazione continua basata su un approccio multidisciplinare rivolta a tutte le anime dell’azienda perché nessuna sarà risparmiata dall’impatto dell’AI. La protezione dei dati personali, in questa prospettiva, non è un ostacolo ma un volano e una leva di business straordinariamente preziosa”.
CAIO, Corsi AI e hackathon
Un altro suggerimento è l’inserimento nella C-suite di un CAIO (chief artificial intelligence officer), una figura chiave nello studio, nello sviluppo e nell’implementazione di soluzioni AI all’interno dell’azienda che può fare la differenza in termini di efficienza e competitività. Global Finance sottolinea in tal senso un dato che dimostra l’interesse delle aziende d’oltreoceano al tema: solo negli Stati Uniti, l’11% delle società di medie e grandi dimensioni ha già introdotto nel proprio organigramma un CAIO e il 21% ne sta attivamente cercando uno.
Per incentivare l’aggiornamento continuo dei dipendenti nel campo dell’AI generativa, lo studio evidenzia anche l’opportunità per le aziende di proporre programmi di formazione certificata. L’offerta di corsi e seminari con rilascio di attestati non solo permette ai dipendenti di arricchire il proprio curriculum professionale, ma contribuisce anche alla crescita complessiva dell’organizzazione, preparandola ad affrontare le sfide presenti e future con maggiore competenza.
Un altro strumento interessante suggerito dagli esperti e riportato nel vademecum di Espresso Communication è costituito dagli ‘artificial intelligence hackathon’, eventi competitivi che permettono a organizzazioni e aziende di testare e migliorare le proprie competenze nel campo dell’AI. Questi eventi combinano l’aspetto formativo con quello del team building, creando un ambiente stimolante dove la competizione si fonde con la collaborazione, favorendo l’acquisizione di nuove competenze in modo dinamico e coinvolgente.