Google ha ritirato il progetto da 1 miliardo di dollari che prevedeva la costruzione di un gigantesco data center su un terreno da 460 acri (circa 1,86 km²) nell’Indiana. A far desistere l’azienda sono state le proteste dei residenti delle zone limitrofe, preoccupati per il consumo d’acqua (avrebbe consumato 4 milioni di galloni d’acqua al giorno) e l’aumento delle bollette elettriche.
L’annuncio è arrivato durante una riunione del Consiglio comunale di Indianapolis; il pubblico presente ha accolto il risultato con un grande applauso. “Per molto tempo ci siamo sentiti come quattro persone con spade di cartone che combattono un mostro – ha dichiarato una residente in un video pubblicato dal gruppo progressista More Perfect Union – ma stasera dimostra che il potere del popolo risuona ancora.”
Pur festeggiando la vittoria della comunità, gli abitanti restano all’erta: Google potrebbe ripresentare la proposta nei prossimi mesi. Le big tech sono molto attratte dai vasti terreni agricoli dell’Indiana per la costruzione di infrastrutture impattanti, per via di bassi prezzi di vendita e numerosi incentivi fiscali.
In tutta l’America, soprattutto in relazione all’uso dell’intelligenza artificiale, i data center sono al centro di proteste accese.
I cittadini si sentono sfruttati sempre più da aziende tecnologiche che non considerano il benessere delle comunità locali.
AI al centro delle tensioni, sguardo a Oriente e prova di forza dei data center globali | Weekly AI
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