Supercomputer, corsa ai profitti record e rischio bolle speculative | Weekly AI #114

L’onda generativa coinvolge sempre più partecipanti. Ma c'è chi invita a tenere a freno gli entusiasmi. Questa e altre notizie nella nostra rassegna settimanale.
Supercomputer, corsa ai profitti record e rischio bolle speculative | Weekly AI #114

Weekly AI news è la rassegna stampa settimanale curata dai nostri editor sui temi più rilevanti legati al mondo dell’intelligenza artificiale.

Questa settimana riflettori puntati sull’Italia. Fastweb infatti accende il supercomputer NVIDIA NeXXt AI Factory nelle valli bergamasche. Alimenterà l’intelligenza artificiale MIIA, la cui nuova evoluzione arriverà a fine anno. Certamente è la più importante novità in ambito AI sul suolo italiano dal lancio di “Italia“, l’AI di iGenius a dire il vero un po’ sparita dai radar. Inoltre la mossa di Fastweb conferma il ruolo strategico delle compagnie di telecomunicazioni nella definizione del settore AI italiano.

L’onda generativa coinvolge diverse altre grandi aziende e società. Samsung per esempio festeggia risultati alle stelle grazie all’intelligenza artificiale e prevede un aumento dei profitti nel secondo trimestre 2024 pari a 15 volte rispetto allo stesso periodo nel 2023. Chissà se su questo slancio potrà rispondere alle rimostranze sindacali con sciopero indeterminato che da giorni perdura in Corea del Sud. Nel frattempo l’azienda inoltra un importante ordine di chip all’avanguardia dalla giapponese Preferred Networks, che mira a sfidare NVIDIA sulla falsariga di AMD.

Forse sentendosi chiamata, AMD acquisisce il lab finlandese Silo AI per 665 milioni di dollari, nella probabile intenzione di portare avanti lo sviluppo di modelli AI proprietari. Le spinte generative si trovano un po’ ovunque. La catena di minimarket polacca Żabka festeggia il rinnovo di una partnership con Microsoft per costruire insieme il futuro della vendita al dettaglio attorno alle potenzialità dell’intelligenza artificiale. Anche la CNN annuncia un rinnovamento grazie all’AI e anzi si dirige tristemente verso il licenziamento del 3% della propria forza lavoro per una sostituzione con il digitale. Si prevedono poi diversi aggiornamenti di modelli nel corso delle prossime settimane. La nuova versione di Midjourney potrebbe uscire entro la fine del mese e forse una nuova versione di Grok di Elon Musk uscirà in agosto. Il mondo dell’AI è talmente in fermento da dare vita persino a un concorso di Miss AI per modelle virtuali (e lo vince l’avatar dell’inesistente modella e influencer marocchina Kenza Layli).

Secondo alcuni questi entusiasmi sono vele che si gonfiano con un vento che potrebbe smettere di soffiare da un momento all’altro. Un report di Goldman Sachs ribadisce che nonostante le grandi aspettative l’intelligenza artificiale non sta ancora producendo soldi. Gli unici che ad oggi guadagnano davvero sono le aziende di hardware come NVIDIA. Per le aziende di software è tutto un grande investimento a fronte di sole promesse di rientri. Al centro rimangono problemi enormi come la sostenibilità energetica e la presenza fissa delle allucinazioni.

Se si aggiunge al quadro l’affermazione di Dario Amodei, che predice che in pochi anni formare e addestrare un modello AI da zero costerà fino a 100 miliardi di dollari, si capisce perché alcuni ricominciano a parlare di rischio bolla.

L’unica altra categoria oltre ai signori dei processori che secondo Goldman Sachs sta guadagnando dall’AI è quella dei cybercriminali. Rientra in uno scenario preoccupante dunque la notizia ripresa dal New York Times secondo cui l’anno scorso OpenAI sarebbe stata oggetto di un attacco informatico non reso pubblico. Per fortuna c’è chi corre già ai ripari: nell’ambito di una ricerca sull’uso malevolo dell’AI due ricercatori creano un virus con ChatGPT e ne diffondono risultati preziosi, dimostrando che in realtà forse la difesa è ben più preparata di quanto l’attacco creda.

Ma non è solo l’illegalità a impensierire l’industria dell’AI: lo è anche la legalità. Tanto che in una mossa piuttosto eclatante viene annunciato il passo indietro di Microsoft e Apple dal CdA di OpenAI. Il motivo di facciata è una rinnovata fiducia negli equilibri aziendali. Il motivo reale è l’urgenza di deviare l’attenzione dell’antitrust mondiale, che indaga sugli ecosistemi monopolistici delle big tech. C’è anche chi decide di cambiarle direttamente, le leggi. È il caso di Hong Kong, che medita di modificare le normative sul copyright per sostenere lo sviluppo dell’AI invece che il contrario.

Le varie innovazioni creano un panorama di grandi ossimori. Continuano ad abbondare le ottime applicazioni dell’AI, come il caso del nuovo modello per la diagnosi del cancro sviluppato dai ricercatori di un’Università di Boston o l’AI che proteggerà i giocatori del torneo di Wimbledon dagli abusi verbali online. Ma nel frattempo l’AI è messa al servizio del mercato delle armi quotidiano degli USA, dove arrivano distributori di munizioni che funzionano con il riconoscimento facciale, con conseguenti riflessioni su accessibilità e privacy.

Molto indicativo dei tempi che viviamo anche il confronto tra istituzioni cardine degli equilibri geopolitici mondiali. Da un lato abbiamo la NATO, che aggiorna la sua strategia per il coordinamento di alleati e partner nell’utilizzo dell’AI nell’ottica di “ridurre al minimo le interferenze avversarie”. Da un altro spiccano le ‘Religioni del mondo unite‘ che in Giappone, in occasione dell’evento multireligioso AI Ethics for Peace, firmano il trattato Rome Call for AI Ethics, carta promossa da Papa Francesco sull’algoretica dell’AI.

Insomma da un lato l’intelligenza artificiale per la pace, da un altro l’intelligenza artificiale per la guerra.



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