Per un breve periodo, nel novembre 2024, i contenuti generati dall’intelligenza artificiale avevano superato quelli scritti da esseri umani nel web, ma oggi i due tipi di scrittura sembrano tornati in equilibrio. Lo rivela un nuovo rapporto della società SEO Graphite, che ha analizzato oltre 65.000 URL pubblicati tra il 2020 e il 2025, svelando che la metà è di origine artificiale metà di origine umana.
Dopo il lancio di ChatGPT nel 2022, la produzione di testi generati da AI è cresciuta rapidamente, raggiungendo il picco due anni dopo. Oggi, la maggior parte dei contenuti che ottiene visibilità sui motori di ricerca resta ancora scritta da persone: secondo Graphite, l’86% degli articoli indicizzati su Google e l’82% di quelli citati da chatbot come ChatGPT o Perplexity sono chiaramente umani.
La statistica sottolinea un aspetto molto rilevante nel dibattito AI odierno: per quanto generare contenuti con l’intelligenza artificiale sia diffuso e pratico, la scrittura umana riesce ancora a emergere dominando sull’immaginario della collettività.
Gli esperti sottolineano però che distinguere nettamente tra contenuti “umani” e “artificiali” è sempre più difficile, perché spesso le due intelligenze collaborano. Come ha brillantemente riassunto ad Axios Stefano Soatto, docente all’UCLA e vicepresidente di AWS: “Non è più una dicotomia, ma una simbiosi”.
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