Come e perché le Big Tech finanziano le startup di fissione nucleare

La fissione nucleare può rappresentare la svolta con cui le Big Tech possono gestire i data center di AI. Per questo negli ultimi anni si sono registrati corposi investimenti in questi progetti.

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Come e perché le Big Tech finanziano le startup di fissione nucleare

Dopo diversi anni di crescita nulla, la domanda di elettricità negli Stati Uniti è tornata a crescere e i responsabili di questa crescita si chiama intelligenza artificiale. Com’è noto infatti, i data center di AI necessitano di grandi quantità di energia costante per essere mantenuti attivi e nel pieno delle loro funzioni.

Questa necessità ha quindi spinto le principali società di AI a fare grandi sforzi ed investimenti per provare ad assicurarsi flussi costanti di energia a costi relativamente contenuti. In questo senso, la fissione nucleare rappresenta un’avanguardia sperimentale potenzialmente in grado di risolvere diversi problemi alle Big Tech poiché capace di generare fonte di energia stabile e prevedibile, disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7.

Ad oggi però la fissione rimane ancora un potenzialità, perché non ha ancora superato la soglia tale per cui arrivi a produrre più energia di quanta effettivamente ne consumi. Ma questi limiti non hanno frenato società come Amazon, Meta, Google e Microsoft dal pianificare investimenti in startup di fissione o firmare accordi per acquistare energia da esse, puntando molto sui nuovi reattori modulari d’avanguardia noti come SMR.

Ecco le principali startup di fissione nucleare finanziate dalle Big Tech.

I temi trattati all’interno dell’articolo

Kairos Power

Google ha fortemente scommesso sul successo di Kairos Power promettendo di arrivare ad acquistare fino a 500 megawatt di elettricità entro il 2035 e di far entrare in funzione il primo reattore entro il 2030. Kairos presenta un buon livello di sicurezza operativa puntando sull’utilizzo di reattori che sfruttano sali di fluoruro fusi per il raffreddamento e il trasporto del calore a una turbina a vapore.

La startup ha sede ad Alameda (California) ed ha già ricevuto un finanziamento da 629 milioni di dollari da parte del governo statunitense. A novembre del 2024 Kairos ha ricevuto l’approvazione da parte della Commissione per la regolamentazione nucleare statunitense per avviare la costruzione di due reattori in Tennessee.

Oklo

Oklo è un’altra azienda SMR che punta ad entrare nel mercato dei data center. In passato è stata sostenuta dal CEO di OpenAI Sam Altman, che ne è stato anche presidente fino ad aprile. Proprio ad aprile Oklo ha iniziato le negoziazioni con OpenAI per finalizzare un accordo per la fornitura di energia.

ll reattore di Oklo si basa su un progetto esistente del Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, che mira a ridurre la quantità di scorie nucleari derivanti dalle normali operazioni. Nel 2022 però, la prima domanda di licenza presentata dall’azienda è stata respinta, un fatto che non le ha impedito di concludere un accordo con l’operatore di data center Switch per la fornitura di 12 gigawatt entro il 2044.

Saltfoss

In precedenza nota come Seaborg, Saltfoss intende, come Kairos, costruire reattori SMR raffreddati a sali fusi. Il progetto di Saltfoss è quello di installare da due a otto reattori su una nave per creare quella che definisce una “Power Barge“. Fino ad oggi Saltfoss ha raccolto 60 milioni di dollari di finanziamenti e può contare su un accordo con Samsung Heavy Industries per la costruzione delle navi e dei reattori progettati.

TerraPower

Fondata da Bill Gates, TerraPower sta lavorando ad un reattore più grande della media chiamato Natrium, raffreddato tramite sodio liquido e dotato di un sistema di accumulo di energia tramite sali fusi, la vera particolarità del progetto. Natrium prevede che il reattore generi 345 megawatt di elettricità. Si tratta di una potenza inferiore a quella di altre nuove centrali nucleari odierne, ma superiore alla maggior parte dei progetti SMR.

X-Energy

Nel 2024, X-Energy ha ottenuto un grande finanziamento da 700 milioni di dollari da parte del Climate Pledge Fund di Amazon. Allo stesso tempo, la startup ha annunciato due accordi di sviluppo che prevedono l’installazione di 300 megawatt di nuova capacità di generazione nucleare nel Pacifico nord-occidentale e in Virginia.

I reattori dell’azienda sono raffreddati a gas, un metodo che va contro le ultime tendenze di abbandono registrate negli Stati Uniti e in Europa in favore di altri approcci. Si prevede però con questo sistema che che il reattore Xe-100 dell’azienda arrivi a generare 80 megawatt di elettricità.

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