I timori sul potenziale scoppio di una bolla dell’AI sono sempre più diffusi nel settore tecnologico e secondo diversi investitori l’enorme mole di investimenti in infrastrutture legate all’intelligenza artificiale come data center e chip è eccessiva e non porterà utili. Un’analisi della banca d’affari statunitense Morgan Stanley rassicura gli investitori, prevedendo che entro il 2028 gli attuali investimenti saranno recuperati.
Gli analisti della banca stimano che la crescita degli investimenti toccherà quota 1,1 trilioni di dollari entro il 2028 e che la fase attuale sia la parte iniziale di un processo di crescita sostenibile. Secondo i ricercatori quello dell’AI è un settore in grado di generare flussi di cassa duraturi e sostenere i grandi capitali immessi. I ricercatori citano come esempio OpenAI e la sua rete di accordi con realtà come Oracle, Nvidia, AMD, nella scommessa che l’ecosistema tecnologico sia interconnesso.
Se le loro previsioni dovessero rivelarsi vere, non solo gli investimenti attuali saranno giustificati e produrranno un riscontro economico, ma questi diventeranno anche il motore principale della crescita futura nel settore del tech. Tuttavia, gli analisti sottolineano che il percorso non è privo di rischi. Alcuni ostacoli come ritardi, problemi tecnici o fallimenti nell’adozione dell’AI possono mettere in difficoltà le aziende che stanno puntando tutto su queste infrastrutture.

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