Robot sociali: l’intelligenza artificiale a supporto delle persone sole

Paolo Marinoni 12 Marzo 2022

7 minuti

L’AI aiuta a combattere la solitudine attraverso i robot sociali, dispositivi elettronici intelligenti che, tenendo compagnia alle persone più anziane (e non), contribuiscono alla riduzione dei fattori di rischio per la loro salute.  

Con gli sviluppi della robotica e di software in grado di comprendere e replicare il linguaggio naturale, la linea di separazione tra essere umano e robot appare sempre più sfumata. Tanto che, in alcuni casi, potrebbe essere proprio la tecnologia a sostenerci in momenti di difficoltà psicologica ed emotiva, compito tradizionalmente riservato ad amici e familiari in carne e ossa.

Aristotele definì l’uomo come un “animale sociale”, che sviluppa le sue potenzialità e aspirazioni all’interno della società di cui fa parte. Oggigiorno, accade però che molte persone si sentano sole per svariati motivi, tra cui difficili situazioni familiari e isolamento geografico. Una realtà esacerbata dalla pandemia da Covid-19, che ha portato all’aumento del numero di persone emarginate.

Se persino i giovani e i giovanissimi, per quanto raramente isolati, dichiarano di percepire un senso di solitudine, per le persone anziane, la situazione risulta ancora più problematica. La NASEM (National Academies of Sciences, Engineering and Medicine) stima infatti che quasi un quarto delle persone anziane (65+) sia socialmente isolato.

I robot sociali

In situazioni di isolamento oggettivo o solitudine, l’intelligenza artificiale può entrare in gioco e “fare compagnia” a chi ne ha bisogno.

Esempio di tecnologia nata e sviluppata con questa intenzione sono i cosiddetti robot sociali, dispositivi intelligenti che assumono diverse sembianze – tra cui animali domestici, come cani e gatti – e che sono capaci di comunicare. In particolare, si chiamano Socially Assistive Robots quelli specificamente realizzati per aiutare le persone anziane e vulnerabili nelle loro faccende quotidiane. Strumenti che, oltre ad aumentare l’indipendenza degli utenti, possono stimolarne la mente e offrire loro supporto emotivo.

Questi compiti sono meglio eseguiti quando i robot sono dotati di artificial emotional intelligence, la capacità di riconoscere le emozioni. Per fare ciò, i modelli più evoluti utilizzano un algoritmo di riconoscimento emozionale multimodale, un sistema che si avvale di diverse modalità di input – come le espressioni del volto e il linguaggio utilizzato – per valutare lo stato d’animo del loro interlocutore e reagire di conseguenza, formulando frasi e azioni che si adeguano alle condizioni psicofisiche dell’utente. Il robot potrebbe dunque continuare la conversazione se rileva uno stato d’animo positivo oppure offrire supporto qualora dovesse notare atteggiamenti, espressioni facciali o intonazioni di voce riconducibili a uno stato di tristezza. L’accuratezza di un sistema simile può raggiungere il 90% e ciò rende l’interazione molto più naturale.

Questa skill, inoltre, secondo un recente studio dell’Università di Denver, di DreamFace Technologies e dell’Università del Colorado, fa sì che i robot vengano meglio percepiti dagli utilizzatori, che di conseguenza si sentono da essi supportati e non rigettano il loro sostegno.

Robot dog stands on a gray background. 3D illustration

Social robots e persone anziane: effetti positivi contro la solitudine

Diversi studi hanno dimostrato come l’isolamento sociale, soprattutto per le persone anziane, generi anche maggiori rischi per la salute. Questi consistono nell’aumento della mortalità del 26% – di entità paragonabile a quella dell’obesità e del fumo di sigaretta – in un maggiore rischio di sviluppare malattie cardiache e ictus e in una pressione sanguigna più elevata.

Allo stesso modo, la solitudine influisce negativamente anche sulle facoltà psichiche e sulla salute mentale e porta a una maggiore probabilità di declino cognitivo, demenza senile e depressione. La solitudine e una ridotta interazione sociale sono infine indicatori di possibili tentativi di suicidio in età più avanzata.

L’interazione con i robot sociali potrebbe mitigare gli effetti della solitudine nelle persone anziane e potenzialmente portare a una riduzione dei rischi sulla salute legati al loro isolamento, condizione che talvolta contribuisce anche all’aumento dei tentativi di suicidio. Basti pensare al caso di Hong Kong durante l’epidemia SARS del 2003, quando le autorità sanitarie registrarono un aumento dei casi di suicidio tra le persone anziane costrette all’isolamento.

I robot, sempre attraverso un algoritmo di riconoscimento emozionale multimodale, possono anche aiutare nella prevenzione dei suicidi analizzando la voce della persona seguita e i suoi movimenti. In caso di anormalità rilevate in questi elementi, i robot contattano automaticamente i tutori delle persone a rischio e il centro sanitario competente. Tecnologie simili sono state adottate in Corea del Sud.

Infine, oltre a incidere positivamente sulla qualità della vita e sulla condizione psicologica, questi dispositivi potrebbero quindi indirettamente contribuire anche alla riduzione dei costi della sanità per lo Stato.

I social robots all’interno degli ospedali

Si sono notati buoni risultati anche a seguito dell’introduzione dei robot sociali all’interno delle strutture ospedaliere. Dei giovani pazienti del Sheffield Children’s Hospital, parte di uno studio, hanno infatti interagito per cinque mesi con due robot: MiRo, un animale-robot sviluppato dall’Università di Sheffield, e Pepper, l’umanoide della società giapponese SoftBank. Questi incontri hanno permesso ai bambini di distrarsi, seppur per poco tempo, dalla quotidianità all’interno dei reparti. Come conseguenza, si è notata una riduzione dei loro livelli di ansia e stress, generalmente molto alti a causa delle imminenti procedure e operazioni cui si devono sottoporre.

Il problema etico

A fronte dei numerosi vantaggi dei robot sociali, persistono delle riserve dal punto di vista etico. Una critica mossa sul tema – e riportata da The New Yorker – è quella di chi considera “intrinsecamente indecente” offrire agli anziani un robot in sostituzione della compagnia umana. Un’offerta che, secondo i critici, rischierebbe di farli sentire infantilizzati. I robot sociali, infatti, assumono spesso le sembianze di un animale giocattolo, oggetto naturalmente associato ai bambini, e ciò potrebbe costituire un’offesa nei confronti delle persone più anziane.

Una critica radicalmente contrapposta – che presuppone invece l’accettazione dei robot da parte degli utilizzatori – riguarda il potenziale attaccamento emotivo che le persone potrebbero sviluppare nei confronti di dispositivi molto realistici. Un’affezione che talvolta potrebbe spingere a preferire la compagnia di un oggetto inanimato rispetto a quella di un essere umano.

Sta di fatto che i benefici che questi robot intelligenti hanno sulla salute delle persone che interagiscono con loro appaiono molto rilevanti e difficilmente trascurabili.


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