La ricerca di Save the Children
Sempre più adolescenti dichiarano di rivolgersi ai chatbot di intelligenza artificiale in momenti di difficoltà per ottenere un supporto emotivo e trovare una controparte con cui confrontarsi. Si tratta di alcune delle principali conclusioni emerse nel report “XVI Atlante dell’Infanzia (a rischio) – Senza Filtri” di Save the Children, che analizza lo stato del benessere psicologico degli adolescenti italiani e il loro rapporto con la tecnologia.
Il rapporto, realizzato da CSA Research, ha preso in considerazione un campione di 800 giovani italiani di età compresa fra 15 e 19 anni con interviste effettuate fra il 25 al 28 agosto 2025. Ciò che è emerso è un ampissimo e costante utilizzo di AI, con il 92,5% degli intervistati che dichiara di utilizzare strumenti di AI e circa un terzo di questi, il 30,9%, di farlo tutti i giorni o quasi. Solamente il 7,5% degli intervistati ha dichiarato di non ricorrere mai all’utilizzo di chatbot di AI. Fra gli utilizzi maggiori rientrano la ricerca di informazioni (35,7%) e l’aiuto nello studio e nei compiti (35,2%), traduzioni (19,8%) o la scrittura di testi (18,7%). È rilevante anche la percentuale di chi la usa prevalentemente per scopo ludico (21,4%) o per consigli utili per la vita quotidiana (15%).
L’AI come “conforto emotivo”
Una quota significativa si affida invece all’AI per aumentare il proprio benessere (7,1%) o per trovare compagnia (4,2%). Ed è su questo aspetto che si sono concentrati in particolare gli esperti di Save The Children, sottolineando come stia assumendo sempre maggiore rilevanza l’utilizzo di chatbot in funzione di “conforto emotivo”. Più di 4 adolescenti su 10, il 41,8%, hanno chiesto aiuto all’AI in momenti di tristezza, solitudine o ansia, mentre una percentuale simile, il 42,8%, ha chiesto all’AI consigli su scelte importanti da fare inerenti a relazioni, sentimenti, scuola o lavoro.
Fra le caratteristiche più apprezzate dei chatbot negli adolescenti compaiono la costante disponibilità per il 28,8% degli intervistati e l’assenza di giudizio per il 12,4%. Il 14,5% dichiara di sentirsi “capito” e “trattato bene” dall’AI nei momenti di difficoltà. Un insieme di caratteristiche peculiari delle macchine che fa in modo che il 63,5% degli intervistati abbia trovato più soddisfacente confrontarsi con uno strumento AI che con una persona reale (il 20,8% spesso, il 42,7% qualche volta) e il 48,4% abbia condiviso con esse informazioni sulla propria vita.
“Dalle voci degli adolescenti raccolte con l’Atlante emergono richieste concrete alle quali dare risposta: è necessario promuovere il benessere psicologico e potenziare la rete dei servizi per la salute mentale per l’età evolutiva su tutto il territorio nazionale” ha affermato in conclusione Raffaela Milano, direttrice del polo ricerche di Save the Children.
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