Intel rifiutò l’acquisto del 15% di OpenAI: le rivelazioni durante la causa degli azionisti

Intel è stata citata in giudizio mercoledì dagli azionisti per accuse molto gravi. Secondo la causa presentata, l’azienda di chip della Silicon Valley ha nascosto con intenti fraudolenti problemi importanti che l’hanno condotta a pubblicare risultati deboli, tagliare posti di lavoro e sospendere i dividendi. Il suo valore di mercato è caduto di oltre 32 miliardi […]

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Intel rifiutò l’acquisto del 15% di OpenAI: le rivelazioni durante la causa degli azionisti

Intel è stata citata in giudizio mercoledì dagli azionisti per accuse molto gravi. Secondo la causa presentata, l’azienda di chip della Silicon Valley ha nascosto con intenti fraudolenti problemi importanti che l’hanno condotta a pubblicare risultati deboli, tagliare posti di lavoro e sospendere i dividendi. Il suo valore di mercato è caduto di oltre 32 miliardi di dollari in un solo giorno, a causa secondo gli azionisti di una mala gestione che si trascina da tempo.

Nel clima di accuse, alcuni ex dipendenti hanno rivelato a Reuters un episodio nella storia dell’azienda che denota una visione davvero poco lungimirante.

Circa sette anni fa, Intel rinunciò all’acquisto di una quota di OpenAI, all’epoca neonata organizzazione di ricerca senza scopo di lucro che lavorava nel campo poco conosciuto dell’intelligenza artificiale generativa. Nel corso di diversi mesi nel 2017 e nel 2018, i dirigenti delle due aziende discussero a più riprese della possibilità di costituire un’alleanza che avrebbe previsto l’acquisto da parte di Intel di una quota del 15%, per 1 miliardo di dollari in contanti. Intel avrebbe avuto un’ulteriore quota di OpenAI se avesse prodotto hardware per la startup al prezzo di costo.

Ma l’allora CEO Bob Swan decise di non concludere l’accordo perché all’epoca pensava che i modelli di intelligenza artificiale generativa non sarebbero arrivati ​​sul mercato in breve, non riuscendo dunque a ripagare l’investimento del produttore di chip. Azionisti ed ex dipendenti sostengono che, in sostanza, Intel abbia perso l’occasione di rivestire il ruolo che si è successivamente aggiudicata NVIDIA.


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