L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane

Il 56% delle aziende italiane si trova in una fase esplorativa e non ha previsto un budget per l'adozione dell'intelligenza artificiale.

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Oltre un’azienda italiana su due si trova in una fase esplorativa e non ha ancora previsto un budget per l’adozione dell’intelligenza artificiale nella propria organizzazione. Emerge dai risultati della survey “AIMM: l’adozione dell’AI nelle aziende italiane” presentati da NetConsulting cube, i quali offrono una panoramica dettagliata sullo stato attuale e sulle prospettive future dell’implementazione dell’intelligenza artificiale nel tessuto imprenditoriale nazionale.

L’indagine, condotta con il coinvolgimento di 82 aziende di grandi dimensioni (con un fatturato superiore ai 500 milioni di euro e almeno 500 dipendenti), ha messo in luce come il comparto bancario si posizioni in prima linea nel percorso di adozione dell’AI, seguito da Energy & Utilities, Assicurazioni e Telecomunicazioni & Media.

Una fase ancora esplorativa

I dati della survey – realizzata in collaborazione con Engineering, Fastweb, ServiceNow e TIM e con il supporto di un Advisor Board rappresentativo delle aziende coinvolte – rivelano che oltre la metà delle imprese (56%) si trova ancora in una fase esplorativa, senza aver definito un piano strategico o predisposto un budget dedicato alle soluzioni AI, dato che solo il 41% ha già pianificato investimenti in questo ambito. In particolare, nei settori Telco&Media ed Energy&Utilities solo il 44% e il 46% delle aziende, rispettivamente, hanno tracciato una roadmap strategica.

Parallelamente, il 27% degli intervistati prevede una crescita annua del budget AI compresa tra il 15% e il 30%, a testimonianza di una spinta verso maggiori investimenti nonostante il percorso sia ancora in fase embrionale.

“Nel 2024 il mercato dell’AI in Italia ha registrato un incremento superiore al 45%, raggiungendo un valore di quasi 950 milioni di euro – commenta Annamaria Di Ruscio, Presidente e AD di NetConsulting cubeUn aumento significativo, probabile anche nel 2025, con un valore che dovrebbe sfiorare i 1,3 miliardi di euro. Tuttavia la maggioranza delle aziende si trova ancora in una fase di valutazione delle applicazioni dell’AI, senza avere definito un piano strategico e di governance organica. Carenza di competenze e resistenza al cambiamento dei processi e del modo di operare emergono come principali criticità”.

Il benchmark dell’AI Maturity Model

Per misurare il grado di integrazione dell’intelligenza artificiale nelle organizzazioni, NetConsulting cube ha elaborato un Maturity Model che valuta cinque macro-dimensioni: Strategia e Organizzazione; Tecnologie, Dati e Architettura; Use Case & Business Model; Skill e Cultura; e Compliance e Governance. Il risultato è un indice complessivo, l’AI Maturity Index, che consente di posizionare i vari settori in una classifica di maturità.

“Questa survey delinea trend e ambiti di adozione dell’AI nel mondo d’impresa e una mappa dei principali casi d’uso, valutando anche il livello di maturità delle aziende nel percorso di adozione dell’intelligenza artificiale e nella sua effettiva integrazione nei processi – spiega Rossella Macinante, Business Unit Leader di NetConsulting cubeIl nostro Maturity Model si pone l’obiettivo di offrire alle aziende un benchmark di riferimento per poter comprendere come sfruttare al meglio l’Intelligenza artificiale”.

Il settore bancario emerge con il punteggio più elevato (57,1 su 100), seguito da Energy & Utilities (52,2) e Assicurazioni (47,4), mentre comparti come Industria, Servizi&Trasporti e GDO&Retail si attestano a valori significativamente inferiori. L’approccio esplorativo è particolarmente marcato in settori come Servizi&Trasporti (81,8%) e GDO&Retail (78,6%), mentre nel settore bancario è diffusa la figura dei “Newbees”, ossia aziende che hanno appena definito la loro strategia e si preparano a lanciare i primi progetti nel corso del 2025.

L'adozione dell'intelligenza artificiale nelle aziende italiane

In parallelo, nel comparto Energy & Utilities si nota una presenza rilevante di aziende definite “Tactical Adopters” (23,1%) e “AI Pioneers” (30,8%), che hanno già avviato processi di implementazione operativa. Al contempo, solo un quarto del panel (25,8%) ha inserito l’adozione dell’AI come priorità all’interno del piano industriale, con una maggiore predisposizione nei settori Telco&Media ed Energy&Utilities rispetto a quelli industriali o retail.

Modelli organizzativi e sviluppo delle competenze

Sul fronte organizzativo, il 47% delle aziende non ha ancora definito un modello strutturato per gestire l’AI, mentre quasi la metà (49%) ha creato dei team dedicati alla materia, guidati prevalentemente da figure come il CIO/CTO (73%). Alcune realtà sperimentano anche modelli “Hub&Spoke” (24%), in cui le competenze vengono centralizzate e poi distribuite tra i vari reparti, mentre in altri casi si osserva una vera e propria “anarchia funzionale” (14%) finalizzata soprattutto alla sperimentazione.

Parallelamente, la richiesta di nuove competenze si fa sempre più pressante. Le aziende cercano esperti in data analytics e architetture dei dati (richiesti dal 79,5% degli intervistati), seguiti da specialisti in sviluppo e tecnologie (67,1%) e professionisti con competenze di dominio (63%). Anche gli esperti di algoritmi matematici risultano fondamentali (57,5%).

Per rispondere a queste esigenze, il 66,7% delle imprese prevede di potenziare le competenze interne tramite upskilling, mentre il 50% ha in programma nuove assunzioni. Inoltre, il 20% delle aziende, soprattutto nel settore Finance, intende riassegnare il personale verso mansioni a maggior valore aggiunto (reskilling). Nonostante il 37,8% abbia già attivato team e programmi di formazione per il personale non tecnico, solo il 31,1% ha stanziato risorse finanziarie specifiche per tali iniziative.


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