La Cina che “ha già vinto” la corsa all’AI (e altre notizie generative) | Weekly AI

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La Cina che “ha già vinto” la corsa all’AI (e altre notizie generative) | Weekly AI

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Jensen Huang sembra avere pochi dubbila Cina sarebbe già vincitrice annunciata nella corsa all’AI contro gli USA. La dichiarazione arriva proprio mentre Trump dice no alla distensione sui chip con la Cina e Pechino spinge per creare un organismo di governance globale sull’AI.

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Colpisce ma non sorprende la stilettata di Huang (da sempre un tifoso del successo statunitense) al mercato americano. Secondo il CEO di Nvidia, a predominare in Occidente sarebbe un eccessivo cinismo. Un senso di paralisi che si ripercuote anche nel più quotidiano lavoro delle persone, tanto che una ricerca avverte che chi ha già un lavoro non si interessa delle possibilità offerte dall’AI.

Le dichiarazioni di Huang arrivano all’indomani di un tremolio da paura di scoppio della bolla. Bolla di cui, in effetti, si parla sempre più frequentemente e a cui si aggiunge la crescita del prezzo dell’afniometallo cruciale per la fabbricazione dei chip.

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Come già avvenuto lo scorso agosto, le borse del tech americane e asiatiche inciampano dopo il periodo delle trimestrali, con Palantir che scende di più di 7 punti. Tra i timori sui mercati e le stilettate di Huang, il mercato cerca di tenere alto il morale. OpenAI punta a sparpagliare le carte e finalizza infatti una svolta storica destinata a cambiare tanti equilibriun accordo miliardario con Amazon per il cloud, dopo mesi di raffreddamento dei rapporti con Microsoft.

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Nadella guarda avanti, concentrandosi sugli investimenti di Microsoft negli Emirati Arabi Uniti, che aumentano fino a 15 miliardi di dollari.

Zuckerberg spinge talmente tanto sull’entusiasmo da trasformarlo in aggressività. Usa proprio questa parola per annunciare una nuova fase biennale che prevede l’investimento di 70 miliardi di dollari, per spingere soprattutto sulle infrastrutture.

Alcuni ex dipendenti di Meta puntano sull’ingegno più che sui miliardi e lanciano con la startup Sandbar un anello-assistente AI di nome Stream. Un mercato, quello degli “oggetti AI”, che cresce lentamente insieme alla robotica e che rappresenta probabilmente il vero goal per il settorel’AI farà incetta nei ricavi quando riuscirà a vendere cose. Servirebbe però un’utenza curiosa, giovane e con un rinnovato potere d’acquisto, qualcosa di raro oggi nell’economia occidentale.

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In questo quadro, Apple continua a rappresentare un caso da seguire con attenzione. Rimane l’unica azienda importante del tech senza AI, pur restando il leader dell‘hardware.

L’ultimo tassello della sua strategia cauta è l’alleanza con Google per alimentare Siri con Gemini. Apple continua nella linea strategica di mantenere la rotta sugli investimenti hardware tenendo un ombrello per ripararsi nel caso in cui dovesse effettivamente scoppiare la bolla AI: forse sulla lunga distanza la scelta premierà. Indirettamente, si tratta delle stesse preoccupazioni di cui parla anche il padrino dell’AI Stuart Russell quando definisce la superintelligenza (l’ASI) una “roulette russa”.

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Ѐ l’intero concetto di ASI a dare un po’ da pensare, considerata una ricerca della Carnegie University che analizza la tendenza a un’avidità calcolata algoritmicamente. Più le AI sono intelligenti, più sarebbero egoiste, per una naturale tendenza all’utilitarismo.

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Il resto del mercato ondeggia. Mentre Google stringe la mano a Apple, si muove a metà tra influenza geopolitica e la proposta commerciale. Progetta (pare) la costruzione di un data center nell’Oceano Indiano per scopi militari, ma è ben presente sul mercato lanciando uno strumento sperimentale che può rivoluzionare le campagne marketing.

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Si notano assestamenti in ambito legaleGetty Images perde la causa contro Stability AI legata al suo generatore di immagini AIe gli autori giapponesi sferrano un attacco a OpenAI chiedendo di rispettare il copyright. OpenAI d’altro canto sembra più sensibile riguardo alle vulnerabilità legali; probabilmente si deve a questa cautela l’aggiornamento delle policy che ha un po’ confuso gli utenti nelle ultime settimane.

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Curiosamente è in Europa che si respira un’aria più creativa sui mercati e sulle idee. Una ricerca rivela che, dati alla mano, la lingua più efficace per dialogare con l’intelligenza artificiale è il polacco, aprendo a possibilità inediteNvidia vola in Germania dove lancia insieme a Deutsche Telekom un Hub AI a Monaco da un miliardo di euro (per rilanciare il mercato europeo e tedesco dopo la crisi dell’auto). Il leader dei chip passa poi in Italia in un avvicinamento a TIM per alleanze nuove.

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Ed è Anthropic a lanciare l’asso speciale: la società porta Claude in tutte le scuole d’Islanda. È la prima volta che un progetto del genere abbraccia l’intero universo scolastico di una nazione. L’azienda degli Amodei si assicura dunque una vicinanza speciale a un Paese con tante caratteristiche interessantissime per la corsa all’AI e ottimo terreno di sperimentazione tecnica e sociale.

@ainews.it

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Il Continente europeo dà dunque nuovi segnali di risveglio, come se volesse liberarsi dalle maglie che da due anni ne frenano il movimento. E non a caso dall’UE giungono voci di passi indietro sull’approccio basato sulla rigidità normatival’AI Act potrebbe essere parzialmente sospeso dopo le pressioni di USA e Big Tech, un’esigenza che secondo alcuni è essenziale per permettere lo sviluppo del mercato. Forse siamo vicini all’inizio di un capitolo nuovo.


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