Come l’epocale scoperta sui papiri di Ercolano cambia il nostro rapporto con l’AI

Un team di giovani ricercatori ha decifrato dei papiri carbonizzati con l'AI: dobbiamo augurarci che sia solo l'inizio.

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Come l’epocale scoperta sui papiri di Ercolano cambia il nostro rapporto con l’AI

Negli ultimi giorni ha spopolato senza sosta sulla stampa e sui social network la notizia che tre ricercatori sono riusciti attraverso l’intelligenza artificiale a decifrare una piccola parte di un manoscritto carbonizzato durante l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

Leggere una pietra

La straordinarietà della vicenda risiede nel fatto che non solo il documento era bruciato, illeggibile e risalente a 2000 anni fa, ma era anche arrotolato. Ti fatto assomigliava più a una pietra che a un rotolo di papiro. In casi analoghi i ricercatori hanno spesso cercato di srotolare lentamente i papiri ma la pratica ha una possibilità di insuccesso molto alta. La storia ha conquistato soprattutto la stampa italiana perché tratta del patrimonio collettivo culturale del nostro paese. In realtà in questa notizia di italiano c’è poco o niente: tutto il team di lavoro proviene dall’estero e il progetto ha origine negli USA.

La Vesuvius Challenge

Tutto è iniziato dieci mesi, quando il professore di informatica dell’università del Kentucky Brent Seales ha indetto una competizione con l’aiuto di due imprenditori della Silicon Valley, Daniel Gross e Nat Friedman di nome Vesuvius Challenge. La competizione prevedeva una serie di premi in denaro, il maggiore di 700.000 dollari, per chiunque riuscisse a decifrare quattro passaggi di un papiro da 140 caratteri ciascuno entro il 31 dicembre 2023.

I papiri in questione, conservati all’Institut de France di Parigi e alla Biblioteca Nazionale di Napoli, provenivano dalla “villa dei papiri” di Ercolano, ancora oggi in buona parte sepolta con innumerevoli altri manoscritti. Ad aggiudicarsi il premio sono stati tre giovani studenti: Luke Farritor, tirocinante presso Space X, il dottorando egiziano Youssef Nader e lo studente di robotica al Politecnico federale di Zurigo Julian Schilliger. Non solo hanno portato risultati richiesti dal concorso ma li hanno superati, decifrando anche 11 colonne in più, in tutto il 5% del papiro.

Il gruppo ha “visto” attraverso l’intelligenza artificiale l’inchiostro nel papiro bruciato ed è riuscito a decifrarlo con grande pazienza, lettera per lettera, parola per parola.

America batte Europa…ancora

La vicenda sottolinea in primis la differenza abissale tra i metodi europei (in particolare italiani) e i metodi americani. In Europa un modus operandi simile a quello descritto sarebbe difficile da attuare: un professore universitario che riesca a lanciare un progetto culturale impostato come un concorso (o una sorta di challenge) facendolo finanziare per quasi migliaia di dollari da imprenditori interessati è qualcosa che difficilmente può sposarsi con l’immobilità del nostro sistema culturale.

Anche per scoperte in ambito storico e culturale, dunque, il dinamismo tecnologico degli USA, unito alla disponibilità economica di persone disposte a intraprendere avventure imprenditoriali inedite, gioca a favore del dominio oltreoceanico. Forse le possibilità delle nuove tecnologie non vanno di pari passo con le lungaggini amministrative del vecchio continente e dovremmo cogliere della questione per riflettervi.

Vicende come questa, con gli ampi risultati mediatici ottenuti, possono contribuire ad accrescere fonti e finanziamenti di sinergie inedite, che possano unire cultura e tecnologia in modi virtuosi e necessari.

Intelligenza artificiale, un patrimonio di tutti

Seppur dimostri la superiorità metodologica statunitense, la vicenda ha il grande merito di portare il dibattito sull’intelligenza artificiale ad un livello superiore. Le persone, in particolare in Italia, non hanno ancora accettato davvero l’AI, spesso giudicata un elemento superfluo, ludico o addirittura inquietante. Non è un caso che tra le ricerche su Google del 2023 in Italia l’intelligenza artificiale abbia avuto risultati molto bassi. Le notizie sui grandi progressi scientifici dell’AI (che si susseguono senza sosta da mesi) non riescono ad intercettare gli entusiasmi collettivi, perché relativi perlopiù a campi specifici non molto spendibili mediaticamente.

Ma la storia dei papiri di Ercolano, che ha colto nel vivo la Storia di una nazione, riesce a valorizzare le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale in un modo comprensibile a chiunque, ad ogni livello. Finalmente l’intelligenza artificiale riesce fare una cosa molto concreta che prima sembrava irreale, non solo sul piano digitale o teorico ma pratico: mostrare qualcosa che nessuno riusciva a vedere. Ѐ un bel modo di raccontare l’intelligenza artificiale, che in questa vicenda diventa uno strumento ‘magico’ per approfondire il rapporto con la nostra cultura e quindi, in qualche modo, con noi stessi. Il messaggio implicito, quello che negli ultimi giorni ha raggiunto tutti, è stato certamente questo.

C’è da augurarsi che i papiri di Ercolano siano solo l’inizio.


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