Weekly AI è la rassegna settimanale di AI news sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.
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L’elemento che caratterizza maggiormente la settimana è il crescente avvicinamento tra il mondo delle big tech e il comparto militare. Mentre le relazioni internazionali appaiono sempre più destabilizzate, gli USA arruolano (nel vero senso della parola) membri di OpenAI, Meta e Palantir per semplificare la consulenza in ambito bellico. La difesa nomina tenenti colonnelli Shyam Sankar (CTO di Palantir), Andrew “Boz” Bosworth (CTO di Meta), Kevin Weil (Chief Product Officer di OpenAI) e addirittura un ex OpenAI oggi advisor presso la nuovissima Thinking Machines Lab di Mira Murati, Bob McGrew.
Proprio in parallelo alla nomina, Thinking Machines Lab raccoglie 2 miliardi di dollari di finanziamenti raggiungendo 10 miliardi di dollari di valutazione. È una delle più grandi raccolte nella storia della Silicon Valley, per una startup che non ha ancora nemmeno un prodotto. È un segno dei tempi che la più promettente embrionale società tecnologica venga consacrata agli apparati militari ancora prima del suo effettivo debutto.
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Difficile non mettere in relazione questo avvicinamento tra tech e difesa alla nuova apertura delle istituzioni giudiziarie. Il tribunale di San Francisco pronuncia in pochi giorni due importantissime sentenze: prima Anthropic e poi Meta vincono in cause sul copyright intentate da gruppi di autori. Secondo i giudici non esiste ad oggi una circostanza che attesti come l’uso per training di opere coperte da copyright danneggi i detentori dei diritti di quelle opere. È un precedente di immensa importanza per le big tech, che non vedevano l’ora di poter espandere legittimamente la loro bramosia per i dati. Bramosia che non si placa di certo, anche perché di dati direttamente creati da esseri umani ce ne sarà sempre più bisogno: nuove analisi attestano che il web è già talmente pieno di contenuti creati con AI che o si agirà per introdurre nelle filiere di addestramenti dati “umani” nuovi di zecca o le AI inizieranno a fagocitare i loro stessi output indebolendo di molto le performance.
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Se Anthropic festeggia aprendo in Giappone il suo primo hub asiatico, Meta riesce solo parzialmente a gioire del momento.
Le ultime mosse di Zuckerberg tradiscono infatti un forte disappunto. Voci vicine al CEO sostengono già da tempo che nonostante il miliardo di utenti raggiunti da Meta AI nel mese di maggio, Zuckerberg non sia assolutamente soddisfatto delle performance dei suoi modelli paragonate ai competitor principali. Così emerge che Meta, oltre a cercare di reclutare le migliori menti di OpenAI (e a buon fine: ben 4 ricercatori, di cui 3 dal distaccamento svizzero, passano a Meta), starebbe cercando di comprare alcune tra le principali startup AI, come Perplexity, Safe Superintelligence e la nuova star Thinking Machines Lab. Queste non paiono interessate. Ma Meta si trova in buona compagnia: anche Apple, mentre i suoi azionisti le fanno causa per le sue sbagliate previsioni sull’AI, starebbe pensando di comprare Perplexity.
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Gioirà Elon Musk, che in passato aveva duramente criticato l’attendismo di Apple sull’AI. Proprio lui (mentre affronta alcune defezioni, su tutte quelle del fedelissimo Omead Afshar) torna alle origini con Tesla e lancia il servizio di robotaxi autonomi in Texas. Nemmeno pochi giorni che l’agenzia per la sicurezza stradale degli USA interpella l’azienda per le prime infrazioni dei veicoli.
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Meta, Apple e xAI formano un blocco che si contrappone in particolare a Google e OpenAI, regine incontrastate delle prestazioni dei modelli, eppure anche loro prese da diverse preoccupazioni.
Google deve fronteggiare alcune accuse. Una società la cita per diffamazione su AI Overviews, mentre molti creator di YouTube la accusano di addestrare le AI con i loro contenuti. Intanto la compagnia presenta Gemini Cli, software AI per gli sviluppatori.
Anche OpenAI resta in bilico tra successi e controversie. Mentre annuncia il rilascio entro la fine dell’estate di GPT-5, viene sorpresa dalla disputa legale che riguarda il marchio “io”, società di hardware fondata da Jony Ive, partner di OpenAI. La startup lyO avanza lamentele di plagio e OpenAI deve rimuoverne ogni riferimento nel sito. In più l’azienda monitora elementi di tensione internazionale. Prima rivela timori legati all’utilizzo della sua tecnologia per armi biologiche, poi indica nella cinese Zhipu AI il nuovo avversario da fronteggiare (ancor più di DeepSeek) nel braccio di ferro cinese. Nel mezzo delle preoccupazioni, Altman cerca una distensione con Satya Nadella dopo settimane molto difficili e si trova a colloquio per discutere delle divergenze tra le due aziende. Difficile dire se si tratti dell’inizio di un divorzio consensuale o di una riappacificazione. Di certo Microsoft ha qualcosa da perdere separandosi da OpenAI, soprattutto dopo lo shock causato dal sorpasso di Nvidia come società con più alta capitalizzazione. Il record raggiunto dal colosso di Huang è in effetti epocale: 3,77 trilioni di dollari rappresenta il valore più alto mai registrato nella storia delle società quotate.
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L’exploit di Nvidia traina i mercati azionari globali, con effetti positivi che si riverberano anche in Europa. Dove si riaccende il dibattito attorno all’AI Act. Se c’è chi, come il primo ministro svedese Ulf Kristersson, ne chiede il rimando, c’è anche chi lo modella per creare un disegno di legge innovativo. Si parla dell’Italia, la cui Camera approva il ddl sull’AI, portando novità in diversi settori. Manca solo un passaggio in Senato, poi l’Italia sarà il primo paese in Europa a dotarsi di una legge nazionale sull’AI. Un segnale che può trasformarsi in un’iniezione di fiducia in questi tempi incerti.