NVIDIA fa la storia: trimestre chiuso a 22,1 miliardi

L’azienda ha chiuso il quarto trimestre con un fatturato pari al 265% rispetto all'anno precedente. Ma c'è chi teme una bolla speculativa.

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NVIDIA fa la storia: trimestre chiuso a 22,1 miliardi

NVIDIA verso l’infinito e oltre. I risultati dei conti trimestrali dell’azienda hanno raggiunto e superato ogni aspettativa: l’azienda ha chiuso il quarto trimestre con un fatturato di 22,1 miliardi di dollari. È pari ad un aumento del 22% rispetto al trimestre precedente e del 265% rispetto all’anno prima. Le previsioni degli analisti erano positive ma si fermavano a 20,4 miliardi.

Un caso unico

Quello dell’azienda di semiconduttori è un caso unico nella storia dei titoli di borsa. La company, fresca di boom di mercato in cui è diventata terza tra le società a maggiore capitalizzazione degli USA superando in pochi giorni Amazon e Alphabet, ha sorpreso ancora una volta. Era l’ultima società tra le megacap di cui si attendevano i risultati trimestrali di questa stagione degli utili ed è stata quella con il boom più più impressionante. L’azienda, con utili di 5,16 dollari per azione, è straordinaria anche dal punto di vista della redditività. E il fondatore e CEO Jensen Huang si lancia in previsioni sensazionali anche per il trimestre in corso: secondo lui i ricavi arriveranno a 24 miliardi.

L’elaborazione accelerata e l’AI generativa hanno raggiunto un punto di svolta – ha dichiarato Huang – La nostra piattaforma Data Center è alimentata da driver sempre più diversificati. La domanda sta aumentando in tutto il mondo tra aziende, settori e nazioni, attraversa tutte le aziende, i settori, i Paesi”.

Troppo grande per resistere?

Tra gli analisti si inizia a dibattere della tenuta sul lungo periodo del risultato di NVIDIA. Rob Arnott, fondatore di Research Affiliates LLC, ricorda che l’azione NVIDIA è al momento ancora un’illusione di mercato, scambiata a oltre 100 volte gli utili. E una caduta delle sue azioni potrebbe avere un effetto domino sull’intero mercato azionario. Da un punto di vista finanziario i risultati di NVIDIA sono davvero immensi ma solo i prossimi mesi potranno confermare appieno il suo successo.

La vera regina dell’AI

Certo è che, più che le varie aziende dell’innovazione commerciale come OpenAI o Alphabet, è decisamente NVIDIA la vera regina dell’impennata dell’intelligenza artificiale. Con i suoi chip imprescindibili, l’azienda del 1993 riesce a capitalizzare il successo di tutte le aziende che si contendono la leadership di mercato. Dove c’è ChatGPT c’è NVIDIA; dove c’è Gemini o il nuovissimo Gemma c’è NVIDIA; dove ci sono LLama o i servizi AI di Amazon, c’è NVIDIA.

E l’azienda qualche settimana fa ha anche lasciato intendere un interesse a lanciarsi nel mercato non solo come fornitore di processori ma anche come creatore, rilasciando agli utenti un primo chatbot open source.

La dipendenza dai semiconduttori

Da mesi molte aziende come la californiana Advanced Micro Device e Intel (l’ultimo progetto dedicato si chiama Intel Foundry), provano a insidiare il primato di NVIDIA lanciando sul mercato nuovi promettenti semiconduttori o linee di chip, ma nessuna per adesso ha raggiunto risultati tali da riuscire a scalfire il suo predominio.

Le stesse aziende di intelligenza artificiale, dipendenti ad un livello quasi di sudditanza da NVIDIA, stanno cercando di liberarsi dalla dipendenza producendo in proprio i chip. Da OpenAI voci di progetti orientati a questo scopo filtrano già da ottobre, ma ad oggi non si intravede nessuno sviluppo su quel fronte e aumentano gli acquisti da Huang. Ѐ la prova che per ora le competenze di NVIDIA sono imbattibili. Nessuna sezione di ricerca e sviluppo può prendersi il tempo necessario per integrare in tempi brevi dei chip dall’efficacia sconosciuta rischiando di mettere a repentaglio la tenuta delle aziende.

OpenAI impiega ad esempio un supercomputer di grandi dimensioni che usa 10.000 unità di elaborazione grafica NVIDIA. Il suo utilizzo è costosissimo e il costo aumenta man mano che ChatGPT si diffonde nel mondo. Se il chatbot raggiungesse un decimo dell’utilizzo di Google, l’azienda dovrebbe incrementare le sue macchine per più di 40 miliardi di dollari e spendere circa altri 16 miliardi all’anno per mantenerle operative. Una eventuale sostituzione con semiconduttori prodotti internamente da OpenAI sarebbe non solo altrettanto costosa per diversi anni, ma non è nemmeno detto che funzioni. Proprio in queste ore si parla di nuovi accordi tra Microsoft e Intel per creare una sorta di polo anti-NVIDIA.

Ma da un punto di vista di rapporti tra le parti, il predominio dell’azienda sul mercato appare per ora inscalfibile.


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