L’attesa per l’incredibile ‘svolta browser’ di OpenAI e la nuova sfida cinese per la scienza generativa | Weekly AI

Weekly AI è la rassegna settimanale di AI news sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.
L’attesa per l’incredibile ‘svolta browser’ di OpenAI e la nuova sfida cinese per la scienza generativa | Weekly AI

Weekly AI è la rassegna settimanale di AI news sulle notizie più rilevanti legate al mondo dell’intelligenza artificiale.

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Meta non rallenta: dopo aver reclutato otto dipendenti da OpenAI, si porta a casa anche Ruoming Pang, ex responsabile dei modelli AI di Apple, e acquista circa il 3% di EssilorLuxottica. Segno che l’interesse per l’integrazione tra AI e dispositivi visivi resta sull’agenda per rilanciare l’intero paradigma del Metaverso, solo temporaneamente accantonato.

L’obbiettivo di Zuckerberg resta raggiungere OpenAI. Questa, dopo aver chiuso l’accordo bomba con la startup di Jony Ive “io” per lo sviluppo di hardware AI (senza nuovi dettagli concreti), testa una funzionalità didattica interattiva per studenti. Ma soprattutto prepara il colpo grosso sfidando a sua volta Google: un browser AI con un’interfaccia simile a ChatGPT, senza rimandare a link esterni.

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Un buon momento per farlo, considerato che Google deve difendersi dall’Antitrust europeo dopo un richiamo per AI Overviews. Gli editori temono (non senza ragioni) nuovi danni a traffico e ricavi.

Resta attivo il rivale controverso per eccellenza, Musk. Vaneggiando attorno al “nuovo grande partito americanolancia il nuovo Grok 4 che, almeno sulla carta, “supera il livello di dottorato in tutte le discipline”. Intanto gli aggiornamenti dello stesso Grok scatenano denunce per contenuti scettici, politicamente scorretti e antisemiti, costringendo xAI a correre ai ripari.

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Amazon e Microsoft lavorano su una scala un po’ diversa, in mirati movimenti di taglio e investimento.

Forse approfittando della chiacchierata crisi tra Microsoft e OpenAI (e con la sottile mira di rubare la scena alle due alleate simbolo dell’AI), Amazon mira a un nuovo maxi-investimento in Anthropic, che si aggiungerebbe agli 8 miliardi di novembre. L’azienda rimarrebbe così tra i maggiori azionisti.

Microsoft, invece, scatena polemiche celebrando 500 milioni di dollari risparmiati grazie all’AI nei call center, appena dopo il licenziamento di 9000 persone. Questo bisogno di Microsoft di sottolineare i successi è interessante, perché avviene proprio mentre l’analista Edward Zitron vede segnali di crisi immediata. Le iniezioni di investimenti in un settore che ancora non genera ricavi crescono sempre più, con conseguenze inimmaginabili. E il nervosismo si respirerebbe dai rialzi degli abbonamenti dedicati agli utenti e dai licenziamenti. Chi lucra su poco, però, lo fa trionfalmente: Nvidia tocca il tetto dei 4000 miliardi di dollari di capitalizzazione: è la prima società a riuscirci.

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Ma le nuove tendenze spingono sulla porta come non mai e tra robotica (in un momento di grande slancio cavalcato alla grande da Hugging Face con i suoi mini robot da scrivania) e applicazioni di frontiera emergono alcuni esperimenti.

ChatGPT dimostra di poter pilotare molto brillantemente un’astronave, capacità non secondaria alle porte dell’era della Space Economy, mentre Anthropic diffonde i risultati di un esperimento molto curioso: un’AI a gestire un piccolo negozio per un mese, con risultati surreali e a tratti comici ma istruttivi.

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Se gli Agenti AI ancora zoppicano, si evidenziano limiti e contraddizioni nell’uso umano dell’AI in ambito lavorativo, soprattutto nel mondo della comunicazione.

Uno studio di Jabra decreta che chi usa AI al lavoro è più soddisfatto e ottimista, ma anche più stressato. Non è un caso se sempre più aziende devono pagare professionisti per correggere gli errori prodotti dall’AI stessa, specie nel copywriting. L’abuso è ormai generalizzato. Nei paper scientifici, l’invasione dell’AI è silenziosa: centinaia di migliaia di articoli sono scritti (o riscritti) grazie a modelli generativi, con un impatto ancora difficile da misurare.

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Dall’Europa continuano i segnali di slancio cominciati all’inizio dell’estate. In Italia nasce DVPS, che mira a creare il modello AI più avanzato d’Europa rompendo i vecchi paradigmi con modelli più interattivi e “umanizzati”, mentre la Camera dei Deputati del nostro paese presenta tre prototipi di AI generativa per supportare l’attività parlamentare.

La principale startup del Vecchio Continente, Mistral, lavora su due piani: tratta per raccogliere un miliardo di dollari da una cordata guidata dal fondo emiratino MGX e lancia “AI for Citizens”, per supportare gli Stati nel costruire AI che tuteli sovranità e cittadini.

Degno di nota anche l’approdo di Groq, startup di chip fondata da ex progettisti Google che sbarca in Europa con il primo data center AI a Helsinki. Occorre tenere presente però un allarme lanciato da un report dell’organizzazione no-profit olandese SOMO: anche se riuscisse a sviluppare il proprio ecosistema, l’Europa rischia di non spiccare mai il volo proprio a causa della dipendenza dall’hardware delle big tech americane.

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Queste ultime devono a loro volta guardarsi sempre più dallo strapotere tecnologico cinese perché c’è chi giura che Pechino sarebbe in procinto di superare gli USA nella tecnologia generativa. A rafforzare questa teoria, si affaccia da Hong Kong IntelliGen, una nuova startup decisa a competere con DeepMind nella ricerca di nuovi farmaci. Un’ulteriore sfida che apre le porte a un terreno di scontro ancora poco esplorato ma che promette di diventare cruciale: la cosiddetta “scienza generativa”.

Edoardo Frasso


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