Dopo anni di regolamentazione rigida e un controllo serrato sulle grandi aziende tecnologiche, la Cina sembra aver impresso una svolta significativa alla propria strategia. Il recente incontro tra il presidente Xi Jinping e i leader delle principali big tech cinesi, tra cui Jack Ma, fondatore di Alibaba, segna un momento di discontinuità nel rapporto tra Pechino e il settore privato digitale.
Ma questa non è solo una questione economica: è un cambio di paradigma che riflette un nuovo approccio all’innovazione, con un focus strategico sull’intelligenza artificiale.
Dalla repressione al riavvicinamento: una nuova alleanza tecnologica
Negli ultimi anni, il governo cinese ha imposto misure drastiche per contenere il potere delle grandi aziende tecnologiche, accusate di pratiche monopolistiche, speculazione finanziaria e di rappresentare un rischio per la stabilità economica del Paese. Alibaba, Tencent e Baidu sono state sottoposte a indagini, multe e regolamentazioni stringenti. Tuttavia, la pressione crescente della competizione globale, in particolare con gli Stati Uniti, e il rallentamento dell’economia interna hanno spinto Pechino a rivedere la propria politica.
Il ritorno sulla scena di Jack Ma, dopo anni di marginalizzazione, non è un dettaglio di poco conto. È il segnale di un tentativo di normalizzazione dei rapporti tra Stato e settore privato, in cui le big tech sono chiamate a giocare un ruolo chiave nel rilancio economico e nel posizionamento della Cina come leader nell’innovazione tecnologica.
AI: il motore della nuova strategia tecnologica cinese
L’intelligenza artificiale è diventata il pilastro della politica tecnologica cinese. Il governo ha destinato ingenti risorse alla ricerca e sviluppo con l’ambizione dichiarata di rendere la Cina leader globale del settore entro il 2030. Colossi come Alibaba, Baidu, Tencent e Huawei stanno già sviluppando tecnologie all’avanguardia: dagli assistenti virtuali ai sistemi di riconoscimento facciale, fino a infrastrutture AI destinate alla sicurezza nazionale.
Finora, l’AI è stata utilizzata in Cina non solo come strumento di innovazione economica, ma anche come potente mezzo di controllo sociale, attraverso sofisticati sistemi di sorveglianza e monitoraggio biometrico. La recente apertura alle big tech potrebbe portare a una maggiore sinergia tra Stato e imprese private, trasformando l’AI in una leva di espansione economica e di competitività globale.
L’intelligenza artificiale come strumento geopolitico
Non si tratta solo di economia: il digitale e l’intelligenza artificiale sono oggi strumenti di competizione geopolitica e di controllo dell’opinione pubblica. I social media e le piattaforme digitali sono diventati terreni di scontro nelle operazioni di propaganda e disinformazione, strumenti chiave nelle cosiddette operazioni psicologiche (PsyOps).
La Cina, da sempre attenta alla gestione della narrativa e dell’informazione, sa bene che il controllo di questi strumenti rappresenta un vantaggio strategico nel confronto con le altre potenze globali.
Un nuovo equilibrio tra controllo e innovazione
La riabilitazione di Jack Ma e il rinnovato dialogo tra il governo cinese e le big tech non sono solo una questione economica: riflettono un mutamento politico e sociale. Pechino sta cercando di bilanciare la tradizionale mano forte del governo con un sostegno mirato all’innovazione privata, consapevole che, in un contesto globale sempre più competitivo, il progresso tecnologico non può essere solo una questione statale.
Il futuro dirà se questa strategia segnerà un reale cambio di passo o se si tratta solo di una pausa strategica nella lunga partita tra potere centrale e colossi digitali.