Cresce l’adozione dell’AI nelle grandi aziende
L’adozione dell’intelligenza artificiale nelle grandi aziende di tutto il mondo continua a crescere, aumentando di dieci punti percentuali rispetto ai risultati del 2024 e raggiungendo quota 88%. La maggior parte delle organizzazioni si trova però ancora in una fase pilota della sua implementazione. Fra queste, le realtà che sono più avanti nell’adozione dell’AI sono quelle con un fatturato maggiore di 5 miliardi di dollari.
Sono alcuni dei risultati dell’indagine “The State of AI in 2025: Agents, innovation, and transformation“, condotta dalla società di consulenza strategica statunitense McKinsey & Company per misurare lo stato di adozione dell’AI nelle grandi aziende del mondo. L’indagine è il frutto di un sondaggio globale condotto online su manager e responsabili aziendali, a cui è stato chiesto di fornire risposte in merito all’utilizzo, l’impatto e la percezione dell’AI nelle loro organizzazioni. La ricerca è stata svolta dal 25 giugno al 29 luglio 2025 e ha raccolto le risposte di 1.993 partecipanti in 105 stati, rappresentando tutte le regioni, i settori e le dimensioni aziendali. Il 38% degli intervistati ha affermato di lavorare per organizzazioni con un fatturato annuo superiore a 1 miliardo di dollari.
Lo stato dell’AI agentica
Oltre al dato in forte crescita sull’adozione dell’AI, che dimostra come questa tecnologia sia diventata ordinaria nella maggior parte delle realtà produttive, è emerso un interesse crescente verso l’utilizzo di strumenti di AI agentica, cioè in grado di pianificare ed eseguire autonomamente flussi di lavoro su più passaggi. Il 62% delle organizzazioni di riferimento utilizza strumenti agentici in via sperimentale, mentre il 23% li ha già inseriti strutturalmente per lo svolgimento di almeno una funzione.
L’impatto finanziario
Riguardo all’impatto dell’AI sulle performance aziendali, è il 39% delle organizzazioni rappresentate ad aver attribuito un “qualche livello” di impatto sull’EBIT (Earnings Before Interest and Taxes), cioè sull’utile operativo depurato di interessi e tasse dovute. In ogni caso, anche per coloro che riconoscono conseguenze finanziarie positive, queste rimangono piuttosto marginali e inferiore al 5% dell’utile totale. Più che il ritorno finanziario, molte riscontrano vantaggi in innovazione, soddisfazione dei clienti e nella differenziazione competitiva.
Solamente il 6% circa delle aziende intervistate riconosce un impatto sull’EBIT maggiore del 5% e si definisce come “AI high performers”, cioè una realtà aziendale che dall’AI non cerca solo efficienza ma anche crescita e innovazione, ridisegnando i flussi di lavoro e inserendola come supporto fondamentale in più funzioni.
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