Gaza laboratorio di disinformazione: Israele pubblica video fatti con AI su inesistenti aiuti umanitari

I video sono grotteschi e amatoriali, contengono inoltre voci realizzate con l'app ElevenLabs

Difesa - Fake Edoardo Frasso 12 giu 2025

4 min.

Gaza laboratorio di disinformazione: Israele pubblica video fatti con AI su inesistenti aiuti umanitari

Solo pochi mesi fa Donald Trump parlava di trasformare Gaza in una sorta di Las Vegas, attraverso alcuni grotteschi video realizzati con l’AI diffusi sui suoi canali social. Da allora, nella striscia migliaia di morti in seguito all’azione militare di Israele si sono aggiunti al bilancio, mentre ogni giorno arrivano notizie sul blocco degli aiuti umanitari. Ora, un nuovo video generato artificialmente con l’AI tenta ulteriormente di riscrivere quella realtà, manipolandola a fini propagandistici. Questa volta l’origine è direttamente israeliana.

Finti video sul canale ufficiale del Ministero israeliano

Negli ultimi giorni sono infatti apparsi nel canale YouTube del Ministero degli Esteri israeliano dei brevi video di propaganda finalizzati a promuovere una narrazione edificante sugli aiuti umanitari diretti ai civili di Gaza.

Le clip – della durata di circa 50 secondi e riproposte in cinque lingue (italiano, inglese, tedesco, francese, greco) – mostrano la distribuzione di presunti “milioni di pasti” al giorno nella striscia di Gaza grazie all’uso di “migliaia di camion”, passando attraverso slogan come “i sorrisi non mentono, Hamas sì”.

Ovviamente si tratta di informazioni del tutto false, smentite dalla massiccia copertura mediatica sul dramma umanitario: dietro lo schermo si nasconde una realtà ben diversa di file interminabili, fame, folle in fuga fino ai centri di consegna, recinzioni e conflitti con le forze israeliane.

A colpire non è solo la manipolazione della realtà in sé, ma anche e soprattutto le modalità.

Effetto TV verità, movimenti poco fluidi e voci artificiali

I video sono (non è chiaro se in toto o in parte) realizzati indubbiamente attraverso l’uso di intelligenza artificiale. Probabilmente per nascondere il più possibile la loro natura artificiale, le immagini sono sporcate con una patina di tv-verità a bassa fedeltà, una soluzione effettivamente strana per un video propagandistico. Numerosi frame che mostrano movimenti poco fluidi e strani dettagli non lasciano dubbi sulla natura artificiale.

Su tutto, risalta la voce digitale scelta per accompagnare le immagini. Di quella nel video italiano abbiamo addirittura riconosciuto l’origine: è senza dubbio una delle voci disponibili nella libreria di ElevenLabs, nella fattispecie quella di Matilda. La voce cantilenante unita alle immagini sgranate creano un effetto del tutto distopico e amatoriale. Il risultato complessivo è ancora più grottesco del video che Donald Trump presentò a febbraio.

Ad aumentare lo straniamento, è il fatto che ogni video presenti centinaia di migliaia di visualizzazioni ad appena poche ore dalla pubblicazione (alcuni superano il milione), ma nessun commento.

Il servizio del Guardian sui video diffusi da Donald Trump a febbraio 2025

Video diffusi attraverso la pubblicità di Google Ads

I video sono già apparsi in rotazione tra le pubblicità di YouTube, probabilmente caricati attraverso dei semplici profili Google Ads. L’uso strategico di YouTube o di tecnologie come Google Ads e strumenti di intelligenza artificiale per generare e amplificare contenuti propagandistici cresce notevolmente. Secondo il gruppo di attivisti per i diritti digitali e i diritti umani dei palestinesi 7amleh, sarebbero migliaia gli annunci – spesso carichi di messaggi emotivi e di bias – già veicolati su piattaforme digitali con l’obiettivo di plasmare opinioni in Europa e oltre su quello che sta succedendo nella striscia di Gaza. Si tratta di una combinazione letale: AI generativa e algoritmi di targeting orchestrano una narrazione capace di orientare percezioni e dibattiti, spesso violando inoltre anche gli standard delle piattaforme.

Come le piattaforme digitali stiano permettendo la diffusione della campagna è uno degli elementi più controversi. In particolare, desta preoccupazione il ruolo di Google, che non solo veicola contenuti falsi usati per orientale la geopolitica internazionale, ma su quei contenuti ottiene anche un lucro. Una dinamica che apre un serio punto di domanda sulle responsabilità delle big tech nella circolazione di propaganda politica camuffata da informazione.

Come riportato dal New York Times, l’anno scorso Israele avrebbe già finanziato una campagna di influenza negli Stati Uniti, affidandosi a una società di comunicazione per un budget di due milioni di dollari. La strategia comprendeva l’utilizzo di centinaia di falsi profili social — attivi su Facebook, Instagram e X — alimentati da contenuti generati con l’intelligenza artificiale, tra cui ChatGPT.


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