Ddl italiano sull’AI: più proposito che legge, ma torna il miliardo scomparso

Il disegno di legge italiano sull'AI approvato dal consiglio dei ministri pare più un insieme di propositi che una legge. Ma è un inizio.

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Ddl italiano sull’AI: più proposito che legge, ma torna il miliardo scomparso

Il disegno di legge sull’intelligenza artificiale è stato approvato durante il Consiglio dei ministri del 23 aprile. La legge era stata annunciata sotto Pasqua e sarebbe dovuta arrivare negli intenti originari più di un mese fa. Ѐ composta da 26 articoli. Il prossimo passaggio è il voto alle Camere ma non sono previsti impedimenti.

Il Consiglio dei Ministri ha scritto la legge partendo dallo stesso presupposto dell’Unione Europea, cioè che l’AI è in evoluzione e che i suoi effetti sono difficili da prevedere. Ragion per cui molti degli aspetti trattati non sono, allo stato attuale, davvero normabili. Tutto assomiglia più a un manifesto programmatico che a una legge ma il governo pare esserne pienamente consapevole.

Ci troviamo di fronte a una vera evoluzione di cui non conosciamo gli esiti. Sappiamo che la tecnologia avanza più velocemente della legge ma noi cerchiamo di prevenirne le conseguenze“. Ha dichiarato il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Il risultato è che molti passaggi della legge sono piuttosto vaghi. Ma è un inizio. Come ha ricordato il ministro Butti, “quello italiano è il primo governo che legifera in materia di intelligenza artificiale”.

Una legge di propositi

Il disegno di legge in diversi passaggi più che mostrare una strada traccia degli auspici. “L’intelligenza artificiale può essere impiegata per migliorare le condizioni di lavoro, tutelare l’integrità psico¬fisica dei lavoratori, accrescere la qualità delle prestazioni lavorative e la produttività delle persone”, suggerisce. Non precisa come questo possa essere fatto.

Lo stesso avviene quando il testo prevede l’adozione di metodi per riconoscere i contenuti AI a tutela del diritto d’autore. “Si prevedono misure volte a favorire l’identificazione e il riconoscimento dei sistemi di intelligenza artificiale nella creazione di contenuti testuali, fotografici, audiovisivi e radiofonici. Quali siano queste misure la legge non è in grado di dirlo…perché allo stato attuale nessuno può farlo.

Il contenuto che sia stato completamente o parzialmente generato o modificato dai sistemi AI in modo da presentare come reali informazioni che non lo sono, deve avere un segno identificativo, anche in filigrana o marcatura incorporata con l’acronimo IA“. Anche questo è un buon proposito ma piuttosto vago considerato che tutto il parterre delle maggiori big tech globali sta cercando di individuare procedure univoche proprio per controllare la diffusione incontrollata e dannosa dell’AI.

Il ritorno del miliardo

A spiccare in positivo è il ritorno del miliardo stanziato per le aziende AI annunciato tempo fa dal premier Meloni, che nella prima bozza circolata tra le agenzie non compariva.

Il Governo si è impegnato nel “supportare lo sviluppo di imprese operanti nei settori dell’intelligenza artificiale, della cyber sicurezza, del calcolo quantistico, delle telecomunicazioni e delle tecnologie per questa abilitanti, anche tramite la creazione di poli di trasferimento tecnologico e programmi di accelerazioni, avvalendosi dell’operatività della società di gestione del risparmio fino all’ammontare complessivo di un miliardo di euro“. Gli investimenti sono effettuati mediante utilizzo delle risorse del Fondo di sostegno al venture capital. Discreta attenzione anche sull’integrazione dell’IA nei settori produttivi.

Fino alla reclusione

Come ha specificato Nordio, “Chi diffonde senza il consenso video o immagini alterate con la IA, cagionando un danno ingiusto, è punito con la reclusione da 1 a 5 anni. L’aspetto penale può essere devastante perché può creare una realtà che non è più virtuale ma reale, può dare una rappresentazione di una persona realistica, non vignettistica o come fotomontaggio“.

Un’ulteriore aggravante è prevista per chi, attraverso la diffusione di prodotti dell’IA, prova ad alterare i risultati delle competizioni elettorali, come già avvenuto in altre nazioni europee.

Confermate la autorità “della discordia

La legge ha confermato la nomina di due autorità per il monitoraggio e la vigilanza dell’AI, l’Agenzia per l’Italia digitale e l’agenzia per la cybersicurezza nazionale, strutture già attualmente preposte allo scopo. Sono le autorità nazionali ufficiali per l’intelligenza artificiale e hanno lo scopo soprattutto di garantire l’applicazione e l’attuazione della normativa nazionale e dell’Unione europea in materia di intelligenza artificiale. La scelta di affidare l’AI ai due enti aveva attirato il disappunto del Garante della Privacy qualche settimana fa.


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