Un sistema in grado di riconoscere gli individui, identificarli nello spazio e classificarli sulla base delle loro caratteristiche fisiche: sembra la realizzazione di un futuro distopico ma è la realtà permessa da un nuovo strumento chiamato WhoFi, studiato e sviluppato da un team dell’Università La Sapienza di Roma guidato da Danilo Avola.
WhoFi basa il suo funzionamento sul Channel State Information (CSI), sistema che analizza la propagazione dei segnali wireless nello spazio. Il CSI può rilevare alterazioni dovute a elementi fisici anche umani (come la densità ossea, la composizione chimica o la forma degli organi), ed effettuare una sorta di scansione che tracci le caratteristiche uniche di ogni individuo.
Nel campo dell’identificazione biometrica la nuova invenzione potrebbe rappresentare un passo rivoluzionario. Il WiFi infatti, a differenza delle telecamere, supera limiti di luminosità e di spazio.
Straordinariamente controverse però le ripercussioni sul diritto alla privacy e la riservatezza. L’intrusività delle potenziali violazioni assume contorni inquietanti: il CSI può attivare sistemi di sorveglianza efficaci e istantanei in grado di rintracciare persone ovunque vi sia un segnale wireless attivo.
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