Verso la robotica fai-da-te, Google e il rischio fake news e l’azienda AI che non lo era | Weekly AI

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Verso la robotica fai-da-te, Google e il rischio fake news e l’azienda AI che non lo era | Weekly AI

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Lo scorso anno Apple, dopo mesi di tentennamenti, sembrava finalmente ritrovare una direzione con la sua strategia “collage” di altre AI Intelligence: una proposta che, pur composta da software non proprietari e da un forte impianto di marketing, risultava originale e distintiva. Tuttavia, nelle ultime settimane, i rallentamenti legati alla nuova Siri AI riportano intorno all’azienda un clima di disillusione.

OpenAI approfitta del momento: un documento interno trapelato rivela le sue ambizioni di conquistare il terreno storicamente occupato da Siri nel ruolo di assistente vocale, con l’obiettivo di spodestare Apple dalla sua posizione di riferimento. ChatGPT si porta avanti estendendo la funzione “memoria” a tutti gli utenti. L’obiettivo dichiarato di OpenAI è creare una tecnologia così centrale da diventare indispensabile in ogni ambito della vita quotidiana. Il traguardo è ancora lontano, tuttavia l’impatto culturale mondiale dell’azienda è già tangibile. Lo provano anche le voci di un possibile film dedicato alla storia della startup (in lizza anche Luca Guadagnino, in quella che ci immaginiamo possa essere un’opera sulla scia dello storico The Social Network di David Fincher).

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Nel frattempo Altman e il suo team celebrano i 3 milioni di utenti aziendali paganti e annunciano nuove funzionalità pensate per il mondo del lavoro: connessione diretta a Google Drive, trascrizione automatica delle chiamate vocali e ricerche avanzate sempre più performanti. Funzionalità che ricordano da vicino quelle di Microsoft Copilot, a sua volta basato sulla tecnologia OpenAI. A quanto pare, dopo le recenti tensioni tra le due aziende, OpenAI sfida ora anche il suo stesso “mentore” Microsoft sul suo terreno d’elezione.

Anthropic contribuisce alla competizione con l’introduzione di una nuova modalità conversazionale vocale per il suo chatbot Claude. Si tratta della stessa tecnologia audio che dovrebbe (in teoria) essere integrata in Alexa di Amazon, anche se al momento tarda ad arrivare. Nel frattempo, i fratelli Amodei devono fronteggiare l’accusa, mossa da Reddit, di utilizzo improprio di contenuti del social per addestrare i modelli della società.

In questo contesto di sfide commerciali un segnale interessante arriva da iGenius: la società nota per aver lanciato la prima AI italiana cambia identità e diventa Domyn, inaugurando una nuova fase della sua storia. Che si prepari al braccio di ferro con i pesi massimi?

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Mentre le big company soffiano sui loro reciproci antagonismi, Google (che non si sofferma sulle accuse a Deepseek riguardo a una possibile distillazione di Gemini per il nuovo modello R1) sceglie uno stratagemma ormai parte della tradizione AI: il lancio di un nuovo “strumento-video-eccezionale”Il nuovo modello Veo 3 è in effetti piuttosto impressionante, forse anche più di Sora e Runway, e conquista il web con contenuti digitali la cui origine AI è quasi impossibile da individuare. Circolano video estremamente realistici e a tratti inquietanti, in cui i personaggi stessi fanno riferimento alla loro natura artificiale. Il fenomeno apre nuovi scenari di preoccupazione sul fronte delle fake news.

La tenuta sociale nell’epoca dell’intelligenza artificiale in effetti è un tema notoriamente dibattuto anche dai volti noti dell’AI. Tuttavia, alcune voci fuori dal coro si smarcano dal pessimismo. Sundar Pichai risponde indirettamente ai timori recentemente espressi da Dario Amodei e Aneesh Raman di LinkedIn, secondo cui l’AI potrebbe decimare il lavoro, e invita ad adottare una prospettiva diversa secondo cui l’AI farà da acceleratore della produttività. Anche CC Wei di TSMC rassicura sul fronte economico, sostenendo che i dazi non stanno rallentando l’enorme domanda globale di AI.

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Una domanda talmente impetuosa da aprire la strada anche a truffe ben orchestrate da aziende poco trasparenti. È il caso di Builder.ai, startup inglese che è riuscita per sei anni a ottenere finanziamenti da aziende del calibro di Microsoft e SoftBank, proponendo un’AI di realizzazione software. Peccato che il codice venisse in realtà scritto perlopiù da 700 programmatori indiani. Qualcosa di simile era avvenuto anche lo scorso anno con i negozi Amazon Go, presentati come completamente automatizzati grazie a un sistema di intelligenza artificiale e sensori. Dietro l’apparente automazione c’era in realtà un team di oltre mille dipendenti in India che monitoravano in tempo reale le riprese delle telecamere per verificare e correggere gli acquisti dei clienti.

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Nonostante queste contraddizioni, i finanziamenti al settore non rallentano, dicevamo. Crescono però anche le incognite sul consumo di energia e sull’impatto ambientale: gli ultimi dati rilevano una crescita del 150% delle emissioni delle Big Tech in tre anni a causa dell’AI. Per fronteggiare questa pressione, Meta continua a guardare all’energia atomica e stringe un accordo con la centrale nucleare Constellation Energy. Una mossa coerente con la visione di lungo periodo di Zuckerberg, che punta ad automatizzare l’intero comparto pubblicitario entro il 2026.

Oltre all’evoluzione AI del comparto pubblicitario, continua la trasformazione dell’editoria. L’ultima integrazione degna di nota proviene dal Washington Post: la testata apre ai contributi di autori esterni facendoli seguire da un tutor AI di nome Ember.

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Proseguono poi, rapidi ma ambivalenti, i progressi nella robotica. Amazon lancia un nuovo progetto di AI agentica applicata agli automi, ma è la franco-americana Hugging Face a sorprendere davvero con SmolVLA, un modello in grado di controllare robot e talmente leggero da funzionare anche su un semplice Mac. Dopo la democratizzazione dell’intelligenza artificiale, inizia quella della robotica. In questo scenario risulta molto preoccupante, però, lo sviluppo parallelo di una forma di robotica AI di ben altro tipo. Le ultime fasi della guerra in Ucraina infatti sono caratterizzate da una rivoluzione nell’uso di micro-droni AI spesso realizzati in contesti artigianali o domestici. Una deriva militare di pericolosa tecnologia fai-da-te che sembra solo al suo inquietante inizio.

Edoardo Frasso


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