La recente approvazione del cosiddetto “Big Beatiful Bill” da parte della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti potrebbe segnare un punto di rottura in termini di legislazione internazionale dell’intelligenza artificiale.
I termini del provvedimento
L’obiettivo della legge, avanzata dai repubblicani statunitensi, è quello di imporre una moratoria su tutte le leggi statali in materia di intelligenza artificiale, creando di fatto una sorta di “scudo legislativo” di dieci anni per i colossi della tecnologia.
Secondo i termini, la legge impedirebbe agli stati di applicare qualsiasi legge o regolamento che limiti o regoli l’uso di sistemi di intelligenza artificiale o sistemi di decisione automatizzata che entrano nel commercio interstatale al fine di tutelare gli interessi delle Big Tech.
Le implicazioni di un tale disegno legislativo sono cruciali, perché imporrebbe agli stati di accettare anche eventuali violazioni di proprie leggi interne su temi come diritti civili, privacy e sicurezza andando ad impattare in maniera notevole sui diritti dei consumatori. Esso inoltre potrebbe implicare per le aziende tecnologiche il venir meno ad alcune importanti responsabilità legate a determinate pratiche discriminatorie e fraudolente.
L’opposizione al progetto di legge
La proposta ha incontrato la ferma opposizione di un gruppo bipartisan di procuratori generali. Questi rappresentano stati come California, New York, Ohio e altri che hanno già regolamentato gli usi ad alto rischio dell’intelligenza artificiale.
La misura voluta dall’amministrazione Trump fa parte di un più ampio disegno di legge volto alla riduzione delle tasse. I procuratori, raggruppati in un totale di 40, sono uniti nella loro battaglia contro la legge e hanno già esortato il Congresso a non impegnarsi oltre sulla misura. “Imporre una moratoria ampia su tutte le azioni statali, mentre il Congresso non interviene in questo ambito, è irresponsabile e priva i consumatori di ragionevoli tutele” ha affermato il gruppo in una comunicazione pubblica.
Sullo stesso tema è intervenuto anche Rob Bonta, procuratore generale della California e membro del gruppo, affermando di opporsi fermamente a “qualsiasi tentativo di impedire agli stati di sviluppare e applicare una regolamentazione basata sul buon senso” e aggiungendo che “gli stati devono essere in grado di proteggere i propri cittadini rispondendo alle tecnologie di intelligenza artificiale emergenti e in continua evoluzione“. Proprio la California in questi ultimi mesi è stato uno degli stati che ha legiferato di più sui limiti imposti alle applicazioni dell’AI.
Il sostegno al provvedimento
Dall’altro lato della barricata i repubblicani della Camera sono schierati in maniera compatta a favore del provvedimento e degli interessi della Silicon Valley, lasciando intendere che la legge è necessaria per supportare il governo nell’implementazione del piano Stargate da 500 miliardi di dollari sullo sviluppo dell’AI voluto da Trump. La Silicon Valley, tra l’altro, fin dalla campagna elettorale ha mostrato un importante sostegno, anche economico, nei confronti dell’amministrazione Trump e dei suoi piani.
“È assurdo fare ciò se dobbiamo permettere che 1.000 diverse proposte di legge pendenti nelle legislature statali di tutto il Paese diventino legge“, ha affermato Jay Obernolte, un repubblicano della California che rappresenta parte della Silicon Valley, aggiungendo che “sarebbe impossibile per qualsiasi agenzia che operi in tutti gli stati rispettare tali normative”.
Google, che appoggia la proposta di legge, ha definito la legge “un primo passo importante sia per proteggere la sicurezza nazionale sia per garantire la continua leadership americana nel campo dell’intelligenza artificiale”. Prossimamente la misura passerà al vaglio del Senato, dove dovrà superare la procedura di riconciliazione di bilancio.
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